Al Miur sfugge l’alternativa “attiva” alla religione: l’ira delle associazioni laiche

La associazioni laiche si scagliano contro la nota n. 427 del 21 gennaio, con cui viale Trastevere ha di fatto autorizzato gli istituti primari e della secondaria di primo ciclo ad organizzare per l’a.s. 2010/2011 attività individuali o di gruppo alternative all’ora di religione cattolica prevedendo un ruolo di sola assistenza del personale docente. Dimenticando, in questo modo, di esporre alle famiglie che comunque esiste la possibilità, per legge, di organizzare attività formative non di carattere religioso.
A ben vedere, nella Circolare n. 4, del 15 gennaio, il Miur aveva indicato che “la scelta relativa alle attività alternative all’insegnamento della religione cattolica trova concreta attuazione nelle diverse opzioni possibili: attività didattiche e formative; attività individuali o di gruppo con assistenza di personale docente; non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica”. Ma della prima delle tre opzioni, relativa alle attività didattiche formative, nel modulo integrativo per le scelte degli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, allegato alla nota Miur del 21 gennaio, non vi è più traccia. Alle famiglie viene data solo l’opportunità di svolgere attività di gruppo, con mera assistenza dei docenti, oppure di non frequentare la scuola nelle ore di insegnamento della religione.
La discrepanza non è sfuggita all’Uaar, l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti, secondo cui “il cattolicissimo ministro Maria Stella Gelmini continua a dare battaglia all’ora alternativa all’insegnamento della religione cattolica” dimenticando di indicare “ai genitori degli alunni più piccoli che non fanno religione a scuola” la possibilità di svolgere “attività didattiche e formative“.
Per l’associazione, che difende il principio di pari opportunità nelle istituzioni per tutti i cittadini, la mancanza di alternative “attive” nella nota che avrebbe dovuto impartire dei chiarimenti non sarebbe casuale. Ma solo “l’ultima mossa del ministro” contro valide alternative alla pratica della religione cattolica: soprattutto perché se sommata all’abbattimento di fondi imposto dal Mef starebbe mettendo gli istituti nella condizione “di non permettersi di pagare i docenti per l’ora di educazione alternativa. A Roma, a Genova, a Firenze le cronache locali raccontano di situazioni al limite dell’incredibile, con alunni regolarmente dispersi nelle altre classi o lasciati a se stessi nel corso dell’ora di religione“.
Ed in certi scuole, in particolare quelle del capoluogo toscano, non sarebbe “nemmeno vero che manchino i fondi. È la spartizione – continua la nota – che viene effettuata secondo una strategia precisa che sembra tesa a clericalizzare la scuola pubblica. Per questo motivo l’Uaar intende tutelare in sede giuridica il diritto costituzionale alla libertà di coscienza e di espressione di genitori e alunni che non hanno scelto l’ora di religione, attraverso il suo sportello Sos Laicità e con il Progetto ora alternativa“.
Nei prossimi giorni l’associazione organizzerà l’invio di lettere ai dirigenti scolastici e agli Usp, gli ex provveditorati agli studi. Ma anche una distribuzione di volantini davanti alle scuole, banchetti informativi e passaparola informatici. A meno che il Miur non modifichi l’allegato della discordia.
Alessandro Giuliani

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