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Al nuovo ministro, per i docenti più considerazione sociale e retribuzioni

A Viale Trastevere si è insediato il nuovo Ministro dell’Istruzione, prof. Patrizio Bianchi, economista, ex Rettore dell’Università di Ferrara, e già membro della task force per la ripartenza della scuola dopo il lungo lockdown del marzo 2020. Il nuovo Ministro dell’Istruzione s’insedia in un momento particolare e difficile per l’Italia e soprattutto per la scuola che il Presidente del Consiglio, prof. Mario Draghi intende mettere al centro della sua azione politica.

Le prime dichiarazioni del neo Ministro dell’Istruzione sembrano essere orientate nel segno della continuità dell’ex responsabile del dicastero di Viale Trastevere, Lucia Azzolina, però bisogna attendere perché il prof. Bianchi voglia ascoltare tutte le componenti del pianeta scuola. Il primo obiettivo è che bisogna lavorare sin da ora per garantire a tutti gli studenti il ritorno in classe in sicurezza dal prossimo mese di settembre perché ormai l’anno scolastico in corso si può dire che si avvia verso la sua conclusione. Ed è necessario agire da subito perché il tempo scorre.

Oltre alla ripartenza in sicurezza sul tavolo del Ministro dell’Istruzione vi sono altre questioni impellenti: gli esami di maturità 2021, in cui si dovrà decidere se affrontarli secondo l’edizione svoltasi lo scorso anno con un maxi orale e un elaborato oppure con una prova scritta da affiancare all’orale e per gli esami di licenza media se svolgersi in presenza con ammissione all’esame con scrutinio finale del Consiglio di Classe. Si tratta di decisioni importanti che caratterizzeranno i prossimi mesi di scuola.

A tutto ciò si aggiungono le proposte avanzate di allungamento dell’anno scolastico a fine giugno o addirittura a luglio prossimo. Una proposta che mi sembra poco convincente dal momento che gli esami di terza media si protraggono a fine giugno e quelli di maturità a metà luglio. Se vi è l’intenzione di rimodulare il calendario scolastico, allora dall’inizio del corrente anno scolastico i docenti che sono stati a didattica a distanza non hanno lavorato? Sono stati in vacanza? Anzi con la Dad i docenti hanno lavorato per più ore rispetto all’orario di servizio nel preparare le lezioni, spiegare, interrogare, correggere compiti senza percepire un euro in più e per di più hanno sacrificato tempo prezioso da dedicare agli affetti familiari.

Per tale ragione non si deve in alcun modo pensare di allungare l’anno scolastico perché le lezioni svolte in dad è servizio a tutti gli effetti per gli insegnanti. Gli studenti non sono stati abbandonati, hanno continuato a lavorare da casa anche con limiti derivanti da scarsa connessione e tutte le problematiche concernenti l’utilizzo delle tecnologie informatiche. Bisogna assolutamente smettere di “gettare fango” sull’operato dei docenti, già pesantemente discriminati dalla società e, in particolare, dai genitori che, spesso, pensano di sostituirsi al lavoro dei docenti senza averne titolo attraverso intromissioni durante le dirette in dad e quant’altro.

Il nuovo Ministro deve indirizzare da subito la sua azione nel ridare dignità alla scuola e al lavoro prezioso di tutti di docenti, difendendo a spada tratta la categoria professionale attraverso un rinnovo del contratto di lavoro, già posto in essere con maggiori risorse e nuovi stimoli derivanti da una maggiore considerazione sociale che per ora equivale a zero o quasi.

Mario Bocola

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