Potrebbe partire già la prossima settimana il confronto tra i sindacati e l’Aran, per ridisegnare la nuova geografia dei comparti di contrattazione del pubblico impiego che dovrà aprire la porta alla trattativa per il rinnovo dei contratti, bloccati da quasi sette anni.
Alcune novità sono emerse già nel documento della ministra Marianna Madia inviato all’Aran, nel quale si riducevano i comparti da 11 a 4: Sanità, Scuola, Stato (ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici) e infine Enti locali e Regioni.
L’Aran starebbe dunque lavorando a un testo da sottoporre ai sindacati che sono in attesa di una convocazione ‘non stop’ per arrivare a una soluzione definitiva.
Il criterio guida comunque è “tendere alla massima omogeneizzazione possibile”
Oltre alla riduzione dei comparti a 4, nell’atto viene precisato anche che ai quattro comparti potranno corrispondere non più di quattro aree separate per la dirigenza. Una delle novità più importanti, spiegano le agenzie, riguarda la collocazione di alcuni profili dirigenziali, in quanto ci saranno tre ruoli unici: Stato, Enti locali e Regioni e, quest’ultimo accoglierà gli amministratori tecnici delle aziende sanitarie
Anche nel comparto della scuola, o meglio della Conoscenza, si dovranno salvaguardare alcune specificità visto che comprenderà il mondo della Ricerca, dell’Università e dell’Alta formazione artistica e musicale. Mondi assai diversi ma le esigenze di accorpamento non consentono che sopravvivano comparti piccoli in termini numerici.
Sono tutte questioni di non poco conto sia per l’articolazione della contrattazione collettiva, sia per la rappresentanza sindacale. A ogni comparto infatti, corrisponde un contratto nazionale con relative retribuzioni base, che dovranno essere in qualche modo armonizzate per i nuovi assunti.
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L’aggregazione si renderà necessaria anche tra i sindacati in quanto occorre una soglia minima del 5% (tra media iscritti e voti) per rappresentare ai tavoli i dipendenti pubblici. Dunque, le sigle più piccole e settoriali, nonostante le riluttanze, dovranno necessariamente confluire in quelle più grandi.
Ma anche se la composizione dei comparti ormai è in dirittura d’arrivo, per il rinnovo dei contratti la strada sembra essere in forte salita.
La valutazione riguarda innanzitutto la scarsezza di risorse stanziate nella legge di stabilità, 300 milioni di euro circa che si tradurrebbero, secondo i sindacati, in aumenti salariali irrisori, dai 6 ai 10 euro al mese.
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