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Al processo, assolto il classico dall’accusa di “inattualità”

Il motivo dell’accusa discendeva dal fatto che quest’anno si è registrato un notevole calo di iscrizioni al Classico. E se per un verso è stato assolto dall’accusa di “inattualità” è stato però “condannato” da questa particolare Corte Suprema a “ri-crearsi” attraverso un nuovo e più saldo legame tra la conoscenza umanistica e la cultura scientifica senza più escludere quelle scintille di emozione e creatività rappresentate dalla musica e dall’arte applicata.
La notizia di questo singolare processo la dà il Corriere della Sera che racconta pure della presenza al processo di due ex ministri della Repubblica, l’europarlamentare Luigi Berlinguer (Istruzione) e il presidente Emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick (Giustizia) affiancati da Luciano Benadusi, professore onorario a «La Sapienza». E sono stati proprio questi tre personaggi a indossare la toga dei giudici per celebrare il processo a una istituzione scolastica che in sette anni ha perso il 50% di iscrizioni (nel 2014 solo il 6% dei ragazzi ha scelto il classico: 30 mila studenti in tutta Italia).
Netta l’accusa, rappresentata dal “Pubblico ministero” Claudio Gentili (professore universitario, responsabile Education di Confindustria) e sostenute da molti testimoni: distacco eccessivo di questi studi troppo “filologici” e con troppo “grammaticismo” e poi lontani dalla realtà, dal mondo del lavoro, dall’evoluzione dei saperi e della tecnologia, dalla globalizzazione e dalle migrazioni. “Manca una rivoluzione digitale, una didattica delle competenze. E’ stato bandito il laboratorio umanistico dove si producevano testi e poesie. Con questi studi si è fuori dall’Europa perché non ci vengono riconosciute certificazioni spendibili a livello internazionale”.
Ma c’è di più, secondo l’accusa, chi esce dal classico riesce meglio sia all’università e sia nel lavoro e nelle professioni non per l’eccellenza di ciò che il classico propone, ma per le famiglie di provenienza: “La prima scelta avviene già alle medie, quando solo i migliori si iscrivono al classico e sono sostenuti da famiglie che hanno un elevato grado di istruzione”.
Per l’ Avvocato della Difesa, incarnato da Nuccio Ordine (ordinario di Letteratura italiana all’Università della Calabria) la crisi “non riguarda solo il calo delle iscrizioni. Si deve guardare al degrado progressivo della cultura umanistica. Gli studenti devono confrontarsi con “crediti” e “debiti”. L’ homo economicus misura tutto con i numeri. Così la Biblioteca nazionale è una vergogna, gli Archivi di Stato affittano le sale per eventi e feste perché non hanno fondi. Ma la logica aziendalista e dell’utilitarismo non ha niente a che fare con il sapere. La conoscenza del greco, del latino, degli autori classici ha un valore intrinseco. “Non serve” perché non si è servili”.
E alla fine delle arringhe, l’ex ministro all’istruzione, Luigi Berlinguer, ha pronunciato la sentenza, assolvendo pienamente gli studi classici, auspicando pure “l’aumento di classicità e umanesimo in tutto il nostro sistema formativo perché nessuno si può privare della gioia, del nutrimento che questo sapere produce. Bisogna quindi, pur conservando un indirizzo specialistico, togliere al liceo classico questo monopolio perché è inammissibile che sia stata considerata “non cultura” la scienza, così come la musica e l’arte. E’ importante infondere questo patrimonio in tutto il sistema formativo con diverse intensità ma pari dignità”.

Pasquale Almirante

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