La sperimentazione attuata nel vercellese con 36 bambini, divisi per gruppi di non più di cinque affidati ad educatori del pre e post scuola, non ha dunque nulla a che vedere con il ritorno in classe. All’ultimo momento è infatti arrivato il no della dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo, Raffaella Paganotti, all’utilizzo dell’istituto individuato. Così, il gruppetto di alunni e i loro educatori a scuola non ci hanno mai messo piede: e sono stati dirottai nella ludoteca e palestra comunale. Il ritorno a scuola si è così trasformato in mero “servizio di assistenza”.
La stessa ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha fatto sapere di essere del resto contraria ad una sperimentazione ritenuta in contrasto con le disposizioni in vigore per il contenimento del Covid-19. Pure l’Usr piemontese ha espresso il suo disappunto. Alimentando così le polemiche.
E anche i sindacati si sono messi di traverso, parlando dei rischi per la salute delle famiglie e dei bambini stessi, oltre che dei lavoratori coinvolti. Gli stessi sindacati hanno incontrato in videoconferenza a la ministra dell’Istruzione e il Comitato tecnico scientifico, per fare il punto sulle proposte da valutare proprio per la riapertura delle scuole a settembre.
Il presidente Anp Antonello Giannelli ha chiesto “un protocollo nazionale che preveda misure precise, univoche e puntuali, la cui applicazione garantisca la più ampia sicurezza negli ambienti della scuola ed eviti che responsabilità improprie siano imputate ai dirigenti scolastici”.
“Non è pensabile – ha detto Giannelli – che ogni scuola definisca discrezionalmente le proprie misure anticontagio”.
La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sembra comunque d’accordo. “Stiamo raccogliendo tutte le istanze – ha detto a fine confronto -. Servono proposte concrete, dobbiamo essere operativi, andare veloci e chiudere quanto prima i Protocolli. Abbiamo davanti una sfida importante: lavorando insieme possiamo riportare a scuola in sicurezza personale e studenti”.
Intanto, da quello che trapela dal confronto con gli esperti, per la ripresa dell’attività didattica in presenza sembra essere pressochè certo l’uso obbligatorio delle mascherine in tutte le scuole italiane. Le porteranno i docenti e il personale, oltre che tutti gli allievi sopra i sei anni.
Gli alunni, che entreranno scaglionati e dovrebbero non superare il limite di 12-13 per classe, si posizioneranno con banchi separati di almeno un metro e mezzo. E dovranno rispettare il distanziamento fisico in occasione di ogni movimento. Oltre che evitare di concentrarsi in aree comuni: andranno al bagno uno alla volta. E saranno messi al bando appuntamenti “tradizionali” per la scuola, come le ricreazione tutti alla stessa ora, gli incontri in aula magna o le riunioni d’istituto.
Aule e locali scolastici saranno poi da sanificare periodicamente. Si dovrà anche stabilire se all’entrata a scuola verrà misurata la temperatura e verranno disinfettate le mani con un gel apposito: dei “particolari” che incidono molto, considerando la “popolazione scolastica” sui costi da sostenere.
Sulla necessità di utilizzare le mascherine, confermata anche dall’Oms, si sono soffermate anche le associazioni delle famiglie. Le quali hanno chiesto allo Stato di distribuirle gratuitamente.
“Non è accettabile che sulle famiglie gravi una spesa ulteriore, che andrebbe ad aggiungersi alla stangata che già devono sostenere per mandare i figli a scuola, tra libri, corredo, trasporto, mensa”, ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
Le associazioni danno per scontato che si porterà la mascherina fino al giugno 2021. “Considerando 200 giorni minimi di calendario scolastico ed una mascherina chirurgica al giorno, si tratta di una batosta da 100 euro a studente, sempre se l’Iva sarà esclusa ed il prezzo resterà a 0,50 cent”, ha aggiunto Dona.
Di stangata complessiva pari a poco più di 1 miliardo di euro all’anno parla il Codacons, che lancia l’allarme in favore dei consumatori. “per ogni studente, le famiglie dovranno spendere 122 euro all’anno solo per far fronte all’obbligo imposto dallo Stato”, ha detto il presidente Carlo Rienzi parlando di “assurdità che il Governo deve evitare, accollandosi il costo delle mascherine che devono essere distribuite gratuitamente agli studenti”.
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