Fa pensare il preoccupante caso di smercio di traduzioni di latino e greco, rintracciate via internet e rivendute agli studenti compiacenti, organizzato da alcuni iscritti al liceo classico Tito Livio di Padova: l’istituto, come noto, è infatti quello in cui nell’anno scolastico 1942-1943 si diplomò l’attuale Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. La notizia, diffusa il 2 giugno da un quotidiano veneto, ha destato un certo scalpore sia perché è stata resa nota nel giorno della Festa della Repubblica (con il Capo dello Stato a presenziare le tante cerimonie organizzate per l’occasione), sia per la dinamica attraverso cui si sono sviluppati i fatti.
Le traduzioni di latino e greco scaricate da Internet venivano messe in “vendita” alla non certo proibitiva cifra di 5 euro a versione. Gli studenti disposti a privarsi di qualche spicciolo in cambio di una sufficienza in materie notoriamente ostiche, altrimenti da acquisire solo attraverso dure sedute sui libri, le ricevevano via sms o a mano, all’interno dei bagni della scuola. Il piano era così bene organizzato che per un po’ di tempo ha funzionato alla perfezione.
A tradire gli organizzatori del business studentesco è stata però la stessa rete internet da cui era generato. La rete interattiva più utilizzata al mondo, che aveva dato agli studenti più scaltri la possibilità di avviare l’attività illecita, si è trasformata nella loro condanna. Probabilmente troppo sicuri della loro irraggiungibilità, gli studenti avevano pubblicizzato l’attività di traduzioni a pagamento anche su Facebook. Quando ad alcuni insegnanti è giunta la “soffiata” è bastato qualche clic sul computer per capire che (purtroppo!) non si trattava di un’invenzione.
Esemplari e differenziate le punizioni inflitte dallo storico istituto superiore padovano: sei, per il momento, gli studenti sospesi. Ognuno di loro è rimasto a casa a riflettere da due a dieci giorni. E considerando la vicinanza del fatto agli scrutini finali, il cinque in condotta con bocciatura automatica rappresenta più di una minaccia. In ogni caso, comunque vada, ci sembra proprio il caso di dire: Presidente, che tristezza …