In queste ore, a Firenze, nella sede dell’Indire, direttore e tecnici stanno incrociando le dita in attesa che l’operazione "corsi per tutor" prenda avvio: tutti assicurano che i problemi tecnici sono risolti e che la "piattaforma" sarà in grado di reggere l’enorme traffico che a partire dai prossimi giorni si riverserà sulla rete.
Gli iscritti ai corsi di formazione di approfondimento sulla applicazione del decreto legislativo n. 59 sono decine e decine di migliaia, ma a Firenze sono tranquilli perché già da tempo hanno a che fare con grandi numeri.
I problemi, in realtà, non sono di natura tecnica, quanto piuttosto di carattere politico e culturale.
Tanto che nei corsi che dovrebbero formare i tutor previsti dalla legge si parlerà di funzione tutoriale solo in modo indiretto.
Secondo una prima ipotesi, infatti, i corsisti avrebbero dovuto svolgere attività formative su 4 aree: la funzione tutoriale, i piani di studio personalizzati, il portfolio delle competenze, la flessibilità organizzativa. Anzi secondo questo programma iniziale i corsisti avrebbero dovuto svolgere poco meno della metà del proprio percorso formativo nell’ambito dell’area specifica dedicata alla funzione tutoriale.
Nelle settimane scorse però le organizzazioni sindacali avevano ribadito che – fino alla conclusione della trattativa sindacale – i corsi non avrebbero potuto in alcun modo trasmettere contenuti relativi alle materie oggetto di discussione.
E così nella sua ultima versione il corso prevede solamente tre aree di approfondimento: personalizzazione, flessibilità e portfolio.
Ma il nodo più complesso è quello relativo al rapporto fra il percorso formativo proposto dall’Indire e la norma del decreto 59 che a proposito del tutor parla espressamente di "docente fornito di specifica formazione".
In altre parole: per accedere alla funzione tutoriale sarà indispensabile aver seguito il corso proposto dall’Indire? Una nota ministeriale di prossima emanazione dovrebbe fornire chiarimenti in proposito, ma è facile prevedere che la risposta alla domanda sarà negativa. D’altronde già un mese fa il Miur, nel corso di un incontro di concertazione con lo Snals, aveva ribadito che la titolarità delle attività di formazione connesse con l’applicazione del decreto 59 è della scuola e che i corsi dell’Indire devono essere considerati solo una "integrazione della programmazione degli interventi formativi progettati dalle singole scuole".
In altre parole le Istituzioni scolastiche potrebbero organizzare in proprio le attività formative per dare avvio alla riforma della scuola e decidere autonomamente le caratteristiche del percorso necessario per accedere alla funzione tutoriale.
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