“Sono molto felice del lavoro che è stato fatto: il risultato di tutto questo sarà la carta di accesso da parte della società per vedere quello che la scuola fa, quanto porta di contributo, e per capire, laddove necessario, dove migliorare e potenziare. L’autovalutazione diventa la password che darà trasparenza ed efficacia alla missione educativa delle scuole”: così la ministra Giannini, che ha continuato, come riporta Il Corriere della Sera, dicendo: “O funziona o tutto il meccanismo della buona scuola non gira”. Con lei il sottosegretario Dario Faraone, mentre Elena Ugolini, già sottosegretaria all’istruzione col governo Monti, si sbilancia: “Uno specchio che ha lo scopo di aiutare ogni scuola a guardarsi in faccia: mettere in moto dirigenti, docenti, uffici scolastici regionali, affinché ogni bambino abbia una buona scuola vicino casa”.
“L’azione delle scuole non può rimanere identica a quella che ha contraddistinto in passato l’azione dei protagonisti”, interviene Faraone. Ora “è giunto il momento di cambiare, perché le certezze del passato non esistono più: o cominciamo a costruire una rete protettiva rispetto ai rischi della società, e cominciamo a creare un’osmosi tra scuola-lavoro-pensione, oppure rischiamo di trovare future generazioni senza prospettive. Non siamo giudici di una gara di formula uno, ma vogliamo fornire una fotografia della situazione”.
Il funzionamento per l’autovalutazione è abbastanza noto.
Attraverso una piattaforma online, il gruppo incaricato dal dirigente scolastico potrà da marzo compilare una sorta di questionario su tutte le attività: la raccolta dei dati avverrà poi a luglio.
Il rapporto riguarderà argomenti diversi, e ciascuna parte a sua volta sarà divisa in domande specifiche, domande aperte, e indicatori, che permetteranno alle scuole di confrontarsi con la situazione generale.
Le aree prese in considerazione sono praticamente tutte quelle che riguardano i protagonisti della scuola.
Si parte dalle performance degli studenti delle prove Invalsi, i trasferimenti e gli abbandoni, le provenienze socio-economiche, la presenza e incidenza di immigrati ma anche le competenze chiave di cittadinanza, e persino il percorso che gli studenti intraprendono in futuro, come la prosecuzione degli studi universitari o l’inserimento nel mondo del lavoro.
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