L’Invalsi può guardare al futuro con una certa serenità, perché è probabile che poco per volta l’opposizione ai test e alle rilevazioni più o meno obbligatorie si ammorbidisca o addirittura si trasformi in consenso (seppure critico).
La previsione è d’obbligo, dopo aver letto le dichiarazioni di Alba Sasso, assessore all’istruzione nella regione Puglia che solo qualche anno addietro era una irriducibile contestatrice dell’Invalsi e delle sue prove.
Secondo quanto riporta l’agenzia Adnkronos l’assessore Sasso, commentando i buoni risultati conseguiti dagli studenti pugliesi, ammette che le prove Invalsi non possono essere considerate "un riferimento assoluto e perfetto, bisognose come sono di essere migliorate e rese sempre più aderenti alla realtà della scuola”.
“Tuttavia – dichiara sempre l’assessore pugliese – è innegabile che un riferimento come quello delle prove, che può essere esteso con criteri sempre migliori, può mettere le scuole nelle condizioni più utili per individuare i punti di debolezza ed i punti di forza della propria offerta formativa, nella prospettiva di acquisire consapevolezza del lavoro fatto e di ‘correggere il tiro"’.
Ma leggete un po’ qui cosa scriveva Alba Sasso sul Manifesto del 1° maggio 2005 riferendosi alla rilevazione Invalsi di quell’anno (che, nella sostanza non era diversa da quella attuale, anzi era forse persino un più “light” perché non prevedeva ancora le prove per gli studenti di III media):
“Il fatto che si sia privilegiata una prova di carattere “giudicante” mi pare la naturale conseguenza del progetto di questa destra, che guarda alla scuola come apparato di selezione sociale, piuttosto che come strumento di crescita collettiva. Di più. Mi sembra che si continui sulla strada della svalutazione, se non della negazione della capacità di autonomia delle scuole, nel momento in cui si ripropone un modello di governo del sistema burocratico e centralistico. Nessuna attenzione alle esigenze del territorio, alle potenzialità dei singoli istituti, alle opportunità e agli eventuali ostacoli: al contrario, una visione autoritaria, che torna a imporre direttive dall’alto e per decreto. Non è certamente così che si aiuta la scuola a crescere”.
E, per evitare equivoci, Alba Sasso così concludeva: “E soprattutto, dalla mancanza di confronto, dalla totale assenza di ascolto, dipende la diffusa percezione di queste prove come un corpo “estraneo”, uno strumento introdotto forzosamente in un sistema che non lo condivide, nel momento in cui non è stato messo nelle condizioni di condividerlo”.
Sarebbe certamente interessante capire cosa è cambiato dal 2005 a oggi tanto da indurre una irriducibile avversaria dell’Invalsi a cambiare in modo così radicale posizione e opinione.
Potrebbe essere utile per l’Invalsi, per capire meglio come fronteggiare le critiche e le proteste.
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