Quaranta giorni fa avevamo scritto del sorprendente calo di iscrizioni negli istituti alberghieri. Ora, quella flessione diventa sconcertante.
Perché domenica 27 novembre veniamo a conoscenza che in Italia mancano cuochi, aiuti cuochi, camerieri, baristi, pasticceri e gelatai artigianali. A farlo sapere è la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), attraverso l’indagine presentata domenica 27 novembre a Firenze nel talk show d’apertura di “Food and Wine in Progress”, seconda edizione dell’evento dedicato alle eccellenze della produzione agroalimentare e della ristorazione, in corso nella Stazione Leopolda.
Quel che è emerso è che mentre i consumi alimentari delle famiglie per i pasti in casa continuano a scendere (hanno perso oltre 12 punti percentuali dal 2007 al 2015), dal 2013 la spesa per il “fuori casa” ha ripreso a salire in maniera via via più marcata.
E con essa è cresciuta anche l’occupazione nel settore: +1,5% dal 2008 al 2015, con una variazione positiva di 96mila nuovi addetti che non ha riscontri in nessun altro comparto economico, fatto salvo quello dei servizi.
Ma il settore della ristorazione si contraddistingue per avere il 72% di dipendenti “under 40”, quindi per essere una “fucina” di posti proprio per i giovani. Con figure professionali disparate: cuochi, aiuti cuochi, camerieri, baristi, pasticceri e gelatai artigianali.
Solo che si tratta di personale di difficile reperimento: “segno forse che le scuole dovrebbero dialogare di più con le imprese per predisporre percorsi formativi adeguati alle esigenze effettive del mercato”, commenta con un pizzico di polemica la Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
Morale: ragazzi, se vi piace lavorare nel settore della ristorazione non esitate ad iscrivervi ad un istituto formativo mirato. Molto difficilmente, infatti, rimarreste disoccupati.
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