Alberto Asor Rosa in una foto di archivio. Alberto Asor Rosa torna sul ''golpe'' o meglio sull'appello a fronteggiare anche con mezzi straordinari ''una democrazia che si sta degradando oltre ogni limite tollerabile e in misura ormai irreversibile'' oggi 14 aprile 2011 GIUSEPPE GIGLIA/ANSA
Alberto Asor Rosa, il celebre storico della letteratura italiana, critico letterario e docente, è morto all’età di 89 anni a Roma in seguito ad un arresto cardiaco dopo anni di lotta contro problemi cardiaci e polmonari. Professore di letteratura italiana alla Sapienza di Roma, deputato del PCI, è stato uno dei grandi studiosi della nostra letteratura e del rapporto tra letteratura e ideologie politiche.
Nato a Roma il 23 settembre 1933, Asor Rosa si è diplomato al Liceo Classico Augusto di Roma e si è poi laureato alla Sapienza, con relatore Natalino Sapegno. Intellettuale di formazione marxista da sempre impegnato nella dialettica tra cultura e potere e nell’analisi della realta’ sociale, lasciò il Pci nel 1956, come molti altri intellettuali che reagirono inorriditi alla tragedia ungherese, e vi rientrò solo nel ’72.
Dal 1972 è stato professore ordinario di Letteratura italiana all’Università La Sapienza di Roma, dopo aver insegnato in altre università, come quella di Cagliari, e nei licei. Come riporta Il Corriere della Sera, Asor Rosa rivendicava di non aver mai tenuto un corso identico a un altro.
Studioso in particolare della letteratura italiana moderna e del periodo barocco, ha ideato e diretto la monumentale Storia della letteratura con Einaudi, e tante monografie e corsi universitari affollatissimi dedicati ai grandi protagonisti della letteratura italiana. Negli anni 70 ha successo una sua ”Storia della letteratura italiana” per le scuole superiori.
Direttore del progetto della Letteratura italiana Einaudi (1982-2000), acquisì nel mondo accademico un notevole prestigio, che gli valse anche il soprannome di “barone rosso”.
Nel 2003, quando tenne la sua ultima lezione alla Sapienza, Asor Rosa scrisse, come riporta La Repubblica: “Si tratta dell’ultima lezione accademica. Accademica: di lezioni di altra natura egli intende continuare a darne, Cattivo maestro quale egli è, se mai altri ve ne furono”.
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