Ricorre il 4 dicembre il decennale della morte di Alberto Manzi, maestro elementare, educatore e grande comunicatore. Con la trasmissione ‘Non è mai troppo tardi’, in onda sulla prima rete della Rai dal 1960 al 1968 condusse una serrata lotta all’analfabetismo strumentale, riuscendo ad interessare alla lettura e alla scrittura circa otto milioni di italiani analfabeti.
Nato a Roma nel 1924, Alberto Manzi coltivò da subito interessi scientifici e interessi umanistici, conseguendo, dopo i diplomi all’istituto nautico e magistrale, le laurea in biologia, pedagogia e filosofia.
Dopo una esperienza d’insegnamento maturata nel carcere minorile ‘Aristide Gabelli’ di Roma, decise di dedicarsi interamente alla scuola elementare dove vi rimase fino al 1985 anno in cui andò in pensione. La classe di scuola elementare per il maestro Manzi costituiva il vero laboratorio di rinnovamento della didattica. Nel 1981 ricevette anche una sanzione disciplinare (sospensione dello stipendio) per essersi rifiutato di compilare la scheda di valutazione degli alunni.
Dopo l’esperienza di ‘Non è mai troppo tardi’, tornò in televisione nel 1992 con un programma d’insegnamento d’italiano agli extracomunitari e nel 1996 ebbe l’incarico di un programma radiofonico per gli italiani all’estero.
La sua opera di alfabetizzazione si è concretizzata in America Latina, che puntualmente visitava nei periodi estivi, libero dagli impegni scolastici.
Educatore e comunicatore, Alberto Manzi fu anche un grande divulgatore scientifico e uno scrittore dalle doti eccezionali, basti ricordare Orzowei del 1955.
Nei giorni scorsi il suo impegno civile e la sua passione educativa sono stati ricordati al Campidoglio di Roma, con un convegno dal titolo “Educare a pensare. Alberto Manzi 10 anni dopo”, che è stato organizzato dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Università “La Sapienza”.