Secondo gli ultimi accordi che hanno portato la Ministra dell’istruzione a firmare il protocollo di sicurezza condiviso dai dirigenti e dal comitato scientifico, gli alunni della scuola secondaria di secondo grado possono stare senza mascherina al banco in condizioni di staticità previa l’osservazione di alcuni parametri inerenti al distanziamento, all’impossibilità di avere un effetto di aerosolizzazione, alla bassa circolazione del virus. I criteri non sono arbitrari. Il distanziamento va calcolato. Nel mondo del web circolano parecchie simulazioni.
Siamo di fronte a un’impresa ardua: ripartire là da dove c’eravamo e ci avevano interrotto, con scenari diversi ma con i problemi strutturali di sempre.
Come scrive Antonello Caporale: ”La statistica, che è una scienza esatta, ci dice che la riapertura delle scuole provocherà focolai di contagio. La ragione ci dice che chiudere in una stanza per più ore venti o trenta persone è di per sé un rischio altissimo perché sfida un virus che si trasmette per via aerea, dunque gli concede armi che non dovrebbe ottenere. La ragione ci dice però anche che non possiamo tenere ancora sbarrate le scuole.”
E ancora: ”Oggi che sappiamo quasi tutto sugli effetti anche letali del virus, dobbiamo immaginare che purtroppo ci sarà chi si ammalerà anche gravemente. E ancor più dei ragazzi, la cui età li pone parzialmente al riparo dai rischi più gravi, saranno i loro docenti a subirne le conseguenze più severe”.
Come docente sono convinta della necessità di una didattica in presenza. Tornare a scuola è fondamentale per i ragazzi che aderiscono al patto educativo con interesse e passione.
Tuttavia non capisco l’atteggiamento poco prudente del protocollo. Piuttosto di assumersi la responsabilità di un consenso comunque vincolato a condizioni per niente soggettive, perché non tutelare la salute di docenti e ragazzi rendendo obbligatorio l’uso della mascherina sempre, almeno in questo primo mese, pur mantenendo inalterati gli altri requisiti? Perché non studiare l’andamento dell’epidemia in relazione alla riapertura, ormai necessaria, delle scuole? Perché non adottare norme rigide e poi mitigarle sempre più alla luce di fatti positivi?
Sono stupita di come la scuola sia l’unico posto al chiuso dove la mascherina non sia obbligatoria. Certo, qualcuno può fare l’esempio del ristorante, ma lì non ci sono interazioni così strette e continue come nel mondo della scuola.
Un’ultima riflessione: non credo che questo protocollo incrementi la socialità, anzi. Comunque va corretta l’idea di un benessere personale che trionfa su quello collettivo.
Personalmente reputo amico chi mi sa dire no, chi mi protegge, chi decide di mettere al riparo sé stesso e gli altri.
Chiara Marchesini