Alcune criticità sul Piano digitale nazionale della scuola

Il Miur, com’è noto, sta investendo sulla scuola digitale, puntando sulla formazione. Si stanno formando in questo periodo animatori digitali, docenti, direttori e assistenti amministrativi e dirigenti scolastici. Tutto si svolge senza compenso per i partecipanti, al di fuori del proprio orario di servizio, nel pomeriggio, dopo giornate faticose di lavoro svolte a scuola. Lo dico per chi non lavora nella scuola e pensa che i docenti siano sfaticati, fanno un orario di lavoro ridotto, hanno tre (?) mesi di vacanze estive, ecc. E anche noi presidi, che secondo la vulgata popolare ma pare anche per il Ministero, poco facciamo, siamo impegnati in un corso pomeridiano di 30 ore perché dobbiamo imparare a dirigere la scuola che si innova e indottrinare, a nostra volta, i docenti e il personale ATA.
Ma le criticità di cui voglio parlare sono altre. Il Miur sta investendo milioni di euro per le nuove tecnologie della comunicazione, tramite i FESR,i fondi europei, e per la formazione, perché ritiene che la scuola si debba adeguare ai tempi, proponendo una nuova didattica innovativa e attiva, che è favorita dall’uso degli strumenti informatici.

Nel Piano della Scuola Digitale Nazionale (PSDN) è previsto lo stanziamento di 1200 euro per scuola per favorire la connessione alla fibra ottica. E’ una buona cosa, anche se finora questi soldi non sono ancora arrivati alle scuole. Quello che è emerso dalla discussione con i colleghi dirigenti, però, è che il Ministero non si è posto il problema della manutenzione di queste attrezzature informatiche che si usurano. Le scuole come fanno se si rompe una LIM?

Punto 1. Sarebbe opportuno, quindi, che il MIUR stanziasse finanziamenti anche per la manutenzione di queste attrezzature che altrimenti diventeranno presto obsolete e/o non funzionanti.

Punto 2. Sembra che la finanziaria non abbia previsto la figura dell’assistente tecnico nella scuola di base , che ormai ,con tutte le nuove attrezzature multimediali che ci sono, è diventato indispensabile. Ma la criticità è  emersa anche nella scuole superiori dove la figura c’è, perché sembra che gli assistenti tecnici si rifiutano di uscire dai laboratori tradizionali, ormai superati, e non vogliono occuparsi dei laboratori mobili che si auspica che si formino per la realizzazione della didattica laboratoriale. Quindi sarebbe opportuna anche per loro la formazione e un aggiornamento dei loro compiti.

Punto 3. La didattica per competenze che si sta imponendo, in base al nuovo paradigma pedagogico del costruttivismo, che ha superato il comportamentismo, implica, come ci ha detto il nostro formatore, interdisciplinarietà, trasversalità delle discipline, cooperazione progettuale dei docenti. Sì, ma tutto questo come si può realizzare? Nella scuola primaria c’è la programmazione obbligatoria di 2 ore che fa parte dell’orario di servizio e i docenti hanno la possibilità di incontrarsi, di discutere e di progettare insieme. Ma i docenti della secondaria, a cominciare dalla scuola media, s’incontrano solo mensilmente nei consigli di classe. E non hanno il tempo per farlo, anche perché appena suona la campanella dell’ora finale di lezione scappano. Per la scuola secondaria si pone quindi il problema di una nuova organizzazione del lavoro e di una nuovo contratto di lavoro, magari (qui avrò le bestemmie dei docenti della secondaria) aggiungendo 2 ore di programmazione settimanale al loro orario di servizio, come avviene alla primaria. Farebbero quindi 20 ore di servizio settimanale e non 18 ore.

Punto 4. Per evitare critiche di massa, aggiungo che tali docenti dovrebbero essere pagati di più. Anche la formazione andrebbe retribuita.

Punto 5.Pro domo sua. Finiamola con lo stipendio omnicomprensivo dei dirigenti scolastici, il più basso dei dirigenti pubblici italiani e adeguiamolo alla mole di lavoro e al carico di responsabilità sempre più pesante che gravano sulle nostre spalle.

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