I lettori ci scrivono

Alcune riflessioni sul consumo di droga tra i giovanissimi

È un fatto. La droga sta diventando la causa della maggior parte dei fatti di cronaca nera. Una lunga scia di sangue che bagna la penisola. Da Corinaldo, dove la banda dello spray che ha causato una strage in discoteca, per farsi coraggio, faceva uso di cocaina e rideva di fronte allo spettacolo delle vittime … A Rosario Greco, figlio di un boss mafioso, che guidando un Suv, sotto l’effetto di alcol e cocaina, ha travolto ed ucciso i due cuginetti … A Marco Provenzano, anche lui sotto l’effetto di sostanze, che si è schiantato in autostrada, insieme ai due figli, mentre, a tutta velocità, avviava una diretta Facebook … Ai due giovani americani cocainomani che a Roma hanno massacrato a coltellate il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega … Fino alla bimba di dieci anni che, ricoverata al pronto soccorso, in Brianza, per strani sintomi d’irrequietezza, ha lasciato gli operatori sanitari a bocca aperta quando è risultata positiva alla cocaina …

I dati parlano. La tendenza al consumo di droga è in aumento. Basta dare uno sguardo all’ultima relazione del governo per rendersene conto. Un sondaggio europeo registra, nell’ultimo anno, in Italia, l’aumento del 10% di decessi legati agli stupefacenti. E’ in ascesa anche il numero dei giovani in trattamento per problemi psichiatrici, di cui, però, alcol e droghe sono spesso fattori scatenanti. Del resto, si sa. Stando alle informazioni di Palazzo Chigi, la droga muove 14,4 miliardi di euro, quasi un punto di Pil.

Eppure, ci sono altre cose che vanno conosciute. Innanzitutto, mentre la cannabis e l’eroina intorpidiscono il tossico, la cocaina, di cui oggi si registra un autentico boom, rende esagitati ed aggressivi, senza peraltro la capacità di riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni. La cocaina, inoltre, è facile procurarsela: per strada, all’uscita di scuola, nei bar, nei pub, nelle discoteche e persino sulla rete, nei siti degli innocenti giochi online. Non tutti sanno che la cocaina è una droga che comporta enormi rischi per la società, per il suo effetto di separare, in chi ne fa uso, la sfera cerebrale dell’istinto (il cervello “rettiliano”) dalla corteccia, la quale integra i messaggi e presiede alla razionalità. Ne deriva che il pirata che sbuca da una curva contromano a tutta velocità non è affatto consapevole di ciò che sta facendo.

Oggi, poi, i giovanissimi sono allettati dalle Nps (Nuove sostanze psicoattive), al secondo posto nel consumo. Si tratta di droghe create in laboratorio a partire da componenti non ancora indicizzati fra i principi attivi proibiti, per cui possono essere vendute liberamente online. Tra le Nps, spiccano i cannabinoidi sintetici le quali, risultano, in ogni caso, molto più potenti della morfina e la cui pericolosità sta nei loro effetti tossicologici sconosciuti. Prendiamo la cannabis, spesso presentata come innocua (guardate il video di Vasco Rossi in una piantagione di cannabis senza Thc, “che non fa male”). La cultura libertaria che si è creata attorno alla cannabis, non fa che favorire il graduale passaggio alle droghe pesanti, dal momento che gli spinelli sono la porta d’ingresso verso di esse. Questo non significa che tutti quelli che ne fumano uno diventeranno tossici. Ma, è risaputo che tutti i tossici hanno cominciato fumando spinelli. Eppure, nonostante la condanna della Cassazione che conferma il divieto di vendere derivati della cannabis, si continua ad affermare che essa è terapeutica e le nostre città sono piene di negozi di cannabis cosiddetta “light”. Si aggiunga che alcune forze politiche già manovrano per la legalizzazione di queste cosiddette “droghe leggere”.

C’è infine un fattore culturale che non va ignorato in questa attuale tendenza all’assunzione delle droghe. La presenza, in una certo universo giovanile, di una componente nichilista, l’assenza di progettualità, la mancanza di intenzione “prestazionale”.Ma anche la quasi inesistenza di adulti disposti a valutare le capacità ed i meriti dei giovani che hanno di fronte. “Quando sono molto fragili e non hanno supporti da famigliari o amici, nota il filosofo Stefano Zecchi, i nostri giovani spesso finiscono in questa deriva nichilistica. Della serie. Io non so che farmene della mia vita. Cedono così all’idea che il tutto e il niente sono la stessa cosa. Una malattia molto giovanile”.

Luciano Verdone

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