A quarant’anni dal ritrovamento della salma di Aldo Moro, la politica e le istituzioni hanno reso omaggio stamattina alla memoria dello statista democristiano a via Caetani, nel centro di Roma, lì dove il corpo fu ritrovato nel bagagliaio di una Renault 4.
A deporre una corona alla targa che ricorda l’evento, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con i presidenti di Camera e Senato Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati e il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Presenti anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il prefetto Paola Basilone.
Il 9 maggio 1978 il presidente della Democrazia cristiana viene ritrovato, dopo 55 giorni nella cosiddetta ‘prigione del popolo’, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa abbandonata in via Caetani. Un luogo simbolico, a metà strada tra piazza del Gesù, dove c’era la sede nazionale della Dc, e via delle Botteghe Oscure, quartier generale del Partito comunista.
Nel giorno del rapimento si sarebbe dovuto giurare sul Governo Andreotti, il primo che non avrebbe avuto il voto contrario del Partito comunista italiano.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un passaggio del suo discorso in occasione del giorno della Memoria dedicato ad Aldo Moro, ha detto: “Oggi a 40 anni dalla quella tragedia sentiamo il bisogno di liberare il pensiero e l’esperienza politica di Aldo Moro da quella prigione in cui gli aguzzini hanno spento la sua vita e pretendevano di rinchiuderne il ricordo”. L’ex presidente della Dc, ha aggiunto Mattarella, aveva “una straordinaria sensibilità per ciò che si muoveva all’interno della società. Per le nuove domande, per le speranze dei giovani, per i bisogni inediti che la modernità metteva in luce”. “Non gli sfuggiva – ha detto ancora il capo dello Stato – la pericolosità di tanto ‘imbarbarimento’ della vita politica e civile. Ma al tempo stesso continuava a scrutare i ‘tempi nuovi che avanzano’. Le stesse lettere dal carcere brigatista restano una prova della sua umanità, della sua intelligenza, della sua straordinaria tenacia”.
Poche ore dopo il ritrovamento del cadavere, annunciato da una telefonata del brigatista Valerio Morucci, Francesco Cossiga si dimette da ministro dell’Interno. La famiglia di Moro rifiuta i funerali di Stato, ritenendo le istituzioni colpevoli di non aver fatto abbastanza per salvargli la vita. Alcuni giorni dopo Papa Paolo VI, amico e confessore dello statista, celebra una commemorazione funebre pubblica a cui partecipano numerose personalità della politica e delle istituzioni. Moro viene poi seppellito a Torrita Tiberina, dove amava soggiornare.
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