L’attore romano Alessandro Borghi è protagonista della serie “Supersex“, pubblicata su Netflix oggi, 6 marzo, in cui interpreta l’attore porno Rocco Siffredi. Il 37enne, intervistato su La Repubblica, ha parlato del suo ruolo, facendo riferimento anche alla scuola.
Borghi e la sua esperienza
Ecco le sue parole: “Non capisco perché a scuola ci sia l’ora di religione e non quella di educazione sessuale e sentimentale. La mia è passata per il porno. Da bambino ho fatto fatica a esprimere i miei bisogni, la mia sessualità: è esplosa, e ne sono stato sovrastato. Avrei voluto arrivarci in modo consapevole, con meno errori. La libertà della sessualità è un tema scomodo in un Paese fondamentalmente bigotto”.
Borghi ha anche commentato quanto accaduto a Pisa lo scorso 23 febbraio: “Le manganellate alle manifestazioni per Gaza sono inaccettabili, mi ha fatto bene al cuore vedere Mattarella esporsi con forza”.
Ora di religione, il pensiero di Ruscica (Snadir)
Il tema scoperchiato da Borghi è quanto mai attuale. In molti sperano nell’introduzione di una vera e propria materia che possa educare alla sessualità gli studenti, che spesso hanno come modello il porno, prima tra tutti Paola Cortellesi.
Dall’altro lato si parla da tempo della religione a scuola: mentre secondo l’attore è inutile, il segretario dello Snadir Orazio Ruscica ha di recente parlato della sua importanza: “Si tratta di uno strumento adatto a interpretare il nostro patrimonio storico al pari delle altre discipline. Se si studia la letteratura italiana, la storia dell’arte italiana e la filosofia occidentale, per quale motivo si dovrebbe ignorare il patrimonio storico della nostra cultura religiosa? Il fenomeno religioso è una componente universale e conoscibile della cultura umana, inclusa quella italiana, e dunque promuovere tale insegnamento rientra a pieno titolo tra i doveri della scuola. Non a caso, l’UNESCO afferma che: ‘Nessun sistema educativo può permettersi di ignorare il ruolo della religione e della storia nella formazione della società’”.