Chi potrebbe mai pensare a Giacomo Leopardi come testimonial per un ipotetico video che volesse incitare gli adolescenti a ricercare la felicità nella loro vita?
Lo ha fatto Alessandro D’Avenia, che con “L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita” – il libro che presentiamo questa settimana nella nostra rubrica “Leggere lib(e)ri” – ci invita ad abbandonare tutti i cliché che da sempre affliggono il poeta recanatese: buio, triste, sfiduciato, pessimista cosmico. D’Avenia, a sorpresa, ci mostra un aspetto poco conosciuto del grande Leopardi, uno di quegli aspetti che difficilmente si trovano sui manuali scolastici. Non il depresso, timido, introverso Giacomo, ma un ragazzo innamorato della vita, invaso dalle passioni, dalla ricerca dell’amore, della bellezza, dell’Infinito dietro l’ermo colle.
In questo libro, lo scrittore palermitano immagina di dialogare con Giacomo, attraverso il classico epistolario di una volta. Lettere in cui D’Avenia racconta al poeta le sue esperienze di insegnante e di scrittore che riceve tantissimi messaggi da adolescenti in difficoltà, in situazione di estremo disagio esistenziale, con tutto quello che il male di vivere può causare in una giovanissima vita: disturbi dell’alimentazione, autolesionismo, isolamento sociale, suicidio nei casi più gravi.
Ecco il vero obiettivo del libro, espresso già nel sottotitolo. Noi lo esprimiamo qui sotto forma di domanda: Leopardi, può salvare la vita? Per dirla con Proust, il fuoco che il grande poeta italiano ha generato non si è mai spento, non è morto con lui, continua ad ardere. Noi, dunque, lettori del XXI secolo possiamo continuare ad approfittarne.
E allora la risposta è sì, decisamente sì, una rilettura di Leopardi in questa chiave, può scuotere un adolescente in piena crisi, che cerca di dare forma e sostanza al suo caos interiore.
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