“Giornata internazionale contro la violenza sulle donne”, celebrazione del 25 novembre che trae dalla cronaca una sua urgenza, in aggiunta alle tante emergenze sociali per le quali LA SCUOLA riguadagna, per qualche manciata di ore, una centralità destinata a rapida eclissi, ma “bisogna che la scuola…” e “i docenti devono…” e via con le proposte, per lo più estemporanee, del Ministero.
D’accordo, mi attrezzo, mi procuro qualche articolo da condividere con gli studenti, sfrutto alcuni spunti offerti dal Giornalino di Istituto, però poi… Poi l’onestà intellettuale mi fa scappare di bocca una verità che sta nei numeri: per i prossimi concorsi nella scuola (segnatamente quello per Dirigenti) si parla UDITE UDITE! di “quote azzurre” (credo sia in assoluto l’UNICA AMMINISTRAZIONE nella quale si prospetta tale necessità) e se ne parla perché nella scuola i docenti maschi sono in via di estinzione, come il panda gigante, stante il fatto che il personale docente è costituito per larghissima maggioranza da donne (il 96% nella scuola primaria, il 77% nella media inferiore, il 65% nella superiore). Perché? Perfino gli studenti – magari quelli non così sprovveduti – sanno rispondere: perché ormai è un lavoro sottopagato e che gode di scarsa considerazione sociale.
Perché – aggiungo io – nella fuorviante opinione comune che si tratti di una attività pressoché “part time”, lascia tempo… per fare che? Per dedicarsi alla famiglia, ovvio, per allevare figli e accudire gli anziani!
E così, mentre in TV il professor Dante Balestra (Alessandro Gassmann), figo, carismatico e anticonformista quanto basta, porta a spasso per Roma gli studenti (e il parere del Consiglio di classe? L’autorizzazione dei genitori? Ma Balestra se ne fa un baffo, della burocrazia scolastica: lui può…), la cruda realtà è che i ragazzi nemmeno a scuola trovano come punto di riferimento alternativo rispetto alla famiglia – qualora questa non sia sufficientemente strutturata – modelli di “mascolinità” non tossica, autorevole, credibile, equilibrata, in cui eventualmente riconoscersi o almeno con cui confrontarsi, insomma un “complesso di Telemaco” all’ennesima potenza…
Mi pare evidente, quindi, che la scuola sia di per se stessa il trionfo della “cultura del patriarcato”: con quale autorevolezza questa sorta di gineceo dovrebbe adoperarsi per sconfiggere quei pregiudizi di genere, dei quali è essa stessa, molto concretamente, un esempio eclatante? Ministro Valditara, non siamo credibili, altro che “sedute di autoconsapevolezza” degli studenti, al fine di incrementare l’Educazione alle relazioni, coordinate dai, o meglio “dalle” docenti: dobbiamo andare a caricare la lavatrice!
Monica Quetore
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