Alessandro Gassmann, mentre gira una scena di un film, è colpito dal comportamento di un gruppo di adolescenti “ammassati all’interno” di una discoteca durante una serata organizzata dalla scuola.
E allora scrive delle riflessioni che rilancia sui social e attorno alle quali forse sarebbe opportuno aprire un dibattito o comunque ripensare al ruolo della scuola e dell’istruzione.
Scrive Gassmann: “Nella penombra scorgo sagome di ragazzini che fumano, alcuni vomitano, si fotografano, ma non si guardano”.
“Circa duemila ragazzi sovrastati da musica che ho difficoltà a definire tale, tutti con telefonino in mano in una penombra inquietante. I maschi tutti con lo stesso taglio di capelli, sfumatura altissima, semi rasati ai lati e ciuffo prominente, alcuni con riga da una parte stile nazista. Le ragazze truccatissime, con minigonne o calzoncini ridottissimi, trasparenze, capelli rigorosamente piastrati, tacchi vertiginosi”.
“La cosa che mi ha impressionato – confessa – erano gli sguardi di questi bambini/vecchi, che hanno già visto tuttosul loro telefonino, il sesso, la guerra, la morte, e che guardano solo in basso, con occhi spenti, che non devono già scoprire nulla, che non desiderano nulla, dei piccoli ‘guardoni’ digitaliper i quali – secondo l’attore – la conquista di qualcosa di reale parrebbe inutile se non fotografata e pubblicata”.
“Biglietti venduti a scuola che avalla”, scrive l’attore, rispondendo ai commenti al tweet.
“Non ho visto un adulto né dentro né fuori, li hanno portati con dei pullman…”, aggiunge polemico, sostenendo infine che un ragazzo a “14 anni alle 11” dovrebbe stare “a casa, se tu genitore non fai il tuo mestiere distruggi tuo figlio”.
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