Oggi, 27 giugno, vengono presentati i risultati dell’indagine internazionale OCSE PISA 2022 sulla Financial Literacy. La Banca d’Italia e l’INVALSI illustrano i risultati italiani durante un convegno intitolato “La Financial Literacy in PISA 2022. I giovani e l’alfabetizzazione finanziaria in Italia”, trasmesso in diretta sul canale YouTube della Banca d’Italia.
Al convegno partecipano la Vice Direttrice Generale di Banca d’Italia, Chiara Scotti, seguito dalle presentazioni di Angela Romagnoli di Banca d’Italia e Carlo Di Chiacchio di INVALSI. La tavola rotonda, moderata da Magda Bianco di Banca d’Italia, vede interventi di Fabrizio Manca del Ministero dell’Istruzione e del Merito, Donato Masciandaro dell’Università Bocconi, e Anna Maria Ajello dell’Università di Roma Sapienza. A concludere i lavori Roberto Ricci, Presidente di INVALSI.
L’indagine PISA, condotta ogni tre anni dall’OCSE, è rivolta a ragazzi e ragazze di quindici anni. Dal 2012, i Paesi partecipanti possono scegliere di aderire alla componente di Financial Literacy; l’Italia partecipa fin dalla prima edizione. Questa indagine su larga scala è la prima a valutare l’alfabetizzazione finanziaria dei giovani, un tema di crescente interesse data la complessità dei prodotti finanziari che le nuove generazioni dovranno affrontare.
L’indagine PISA 2022 definisce le competenze finanziarie come la conoscenza e la comprensione dei concetti e dei rischi finanziari, nonché le abilità e gli atteggiamenti necessari per prendere decisioni efficaci in vari contesti finanziari, migliorando così il benessere individuale e collettivo e rileva le competenze degli studenti di 15 anni in Lettura, Matematica e Scienze.
Hanno partecipato circa 98.000 studenti, rappresentativi di 10 milioni di studenti quindicenni provenienti da 20 Paesi. La prima rilevazione è stata realizzata nel 2000; il 2022 rappresenta l’ottavo ciclo dell’indagine.
In Italia, hanno partecipato all’indagine oltre 6200 studenti di 343 scuole, inclusi licei, istituti tecnici e professionali, e centri di formazione professionale delle cinque macro-aree geografiche: Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Sud Isole. Anche alcune scuole secondarie di primo grado con studenti quindicenni hanno preso parte all’indagine.
I dati raccolti consentono di misurare i progressi degli studenti italiani nel tempo riguardo all’alfabetizzazione finanziaria, permettendo di rispondere a domande chiave su come i quindicenni siano preparati ad affrontare sistemi finanziari globali e complessi. I risultati presentati illustrano il posizionamento dell’Italia rispetto agli altri Paesi partecipanti, le differenze di genere, tra diversi ordini di scuole e macro-aree territoriali, e l’influenza del contesto socio-economico e culturale.
L’Italia ha ottenuto un punteggio medio di 484 punti, al di sotto della media OCSE di 498. Questo risultato è simile a quello di Norvegia e Spagna, ma inferiore a Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Portogallo e Ungheria. Il 18% degli studenti italiani non raggiunge il livello minimo di competenza (Livello 2), mentre solo il 5% si colloca nella fascia più alta (Livello 5).
Rispetto al 2012, l’Italia ha migliorato il punteggio medio di 17 punti, ma non si discosta significativamente dai risultati del 2015 e del 2018. Gli studenti italiani hanno mostrato un incremento nella percentuale di coloro che raggiungono il livello più alto di performance, passando dal 2% nel 2012 al 5% nel 2022.
In Italia, lo status socioeconomico e culturale spiega meno del 10% della variabilità dei punteggi in financial literacy. La differenza tra studenti avvantaggiati e svantaggiati è di 68 punti, inferiore alla media OCSE di 87 punti. L’indice socioeconomico e culturale ha un impatto meno significativo rispetto ad altri paesi, con un aumento del punteggio di 29 punti per ogni incremento unitario dell’indice, contro i 37 punti della media OCSE.
Gli studenti del Nord Est e Nord Ovest ottengono punteggi medi superiori alla media nazionale, mentre gli studenti del Sud e Sud Isole ottengono punteggi inferiori. Tra le diverse tipologie di scuola, gli studenti dei Licei conseguono i punteggi più alti (507 punti), seguiti dagli Istituti Tecnici (478 punti). Gli studenti degli Istituti Professionali e della Formazione Professionale ottengono punteggi inferiori, con circa il 50% che non raggiunge il livello minimo di competenza.
I ragazzi italiani superano le ragazze in financial literacy di 20 punti, un divario maggiore rispetto alla media OCSE di 5 punti. Le differenze di genere sono evidenti in tutte le aree geografiche e tipi di scuola, con i ragazzi che ottengono risultati migliori in generale e nei compiti più complessi.
Anche nelle diverse aree geografiche tendenzialmente i ragazzi vanno meglio delle ragazze, con una differenza di punteggio significativa nel Nord Ovest (25 punti), nel Nord Est (18 punti) e nel Sud (27 punti). Nel Nord Ovest e nel Sud, inoltre, una quota superiore di ragazzi raggiunge il livello più elevato della scala di literacy finanziaria (Livello 5).
Considerando la tipologia di istruzione, differenze significative nel punteggio medio in financial literacy a favore dei ragazzi si osservano nei Licei (40 punti) e negli Istituti Tecnici (20 punti). In questi tipi di scuola, i ragazzi sono anche in grado di risolvere compiti di complessità più elevata in misura maggiore delle ragazze. Tra il 2012 e il 2022 il divario di genere in Italia è aumentato da 8 a 20 punti: ciò è dovuto al fatto che il punteggio medio è migliorato in modo più marcato per i ragazzi.
Le discussioni sulle questioni finanziarie in famiglia sono più frequenti per temi vicini alla quotidianità degli studenti, come i soldi per acquisti personali. Gli studenti delle famiglie svantaggiate discutono meno di questioni economiche rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati. I ragazzi si confrontano con i propri genitori in misura maggiore delle ragazze su argomenti quali il budget, le notizie che riguardano l’economia o la finanza e le loro decisioni di risparmio.
Gli studenti italiani dichiarano di aver imparato a scuola meno della metà dei termini finanziari proposti nel contesto dell’indagine, un termine in meno rispetto alla media OCSE. Le attività legate al mondo economico-finanziario sono svolte meno frequentemente rispetto ai coetanei di altri paesi, con differenze significative tra le diverse aree geografiche e tipologie di scuola.
In Italia, il termine più conosciuto è “stipendio”, quello meno conosciuto “interesse composto”. Gli studenti del Nord Ovest e del Nord Est hanno maggiore familiarità con concetti di tipo finanziario; gli studenti degli Istituti Tecnici conoscono in media circa un termine in più rispetto agli altri.
Il 62% degli studenti italiani ritiene che gli argomenti finanziari siano importanti per sé stessi, un dato in linea con la media OCSE. Tuttavia, solo il 40% degli studenti dichiara di apprezzare parlare di questi temi, contro una media OCSE del 50%. Questo dato riflette il maggior disagio delle ragazze rispetto ai ragazzi, un divario presente anche nella media OCSE ma meno marcato. Per quanto riguarda l’importanza degli argomenti finanziari, non si rilevano differenze di genere in Italia.
Quasi 8 studenti su 10 affermano di saper gestire i propri soldi, in linea con la media OCSE. La percentuale di studenti a cui piace discutere di argomenti economici e finanziari è superiore di 30 punti percentuali tra quelli provenienti da famiglie con genitori maggiormente coinvolti rispetto a quelli con genitori meno coinvolti. Tuttavia, il coinvolgimento della famiglia non influenza l’importanza che i ragazzi e le ragazze assegnano agli argomenti finanziari, ma si riflette sulla loro sicurezza nel gestire il denaro. Gli studenti provenienti da famiglie avvantaggiate mostrano un maggiore interesse nei confronti dei temi economico-finanziari rispetto ai loro coetanei di famiglie svantaggiate.
Monitorare il proprio denaro è un comportamento comune tra gli studenti italiani, in linea con la media OCSE. Gli studenti avvantaggiati tendono a riferire comportamenti di monitoraggio delle proprie finanze più frequentemente rispetto agli studenti svantaggiati. Più di 7 studenti italiani su 10 confrontano i prezzi prima di fare un acquisto, sia tra negozi tradizionali sia online, e poco più della metà aspetta che il prodotto diventi più economico. Tuttavia, il 32% degli studenti adotta una strategia di spesa poco prudente, acquistando prodotti senza fare confronti di prezzo. Le ragazze tendono a confrontare i prezzi più dei ragazzi, e questa strategia di spesa è più comune tra gli studenti provenienti da famiglie avvantaggiate.
Il 91% degli studenti italiani ha risparmiato negli ultimi 12 mesi, una percentuale simile al 93% della media OCSE, con una prevalenza di risparmiatori tra gli studenti avvantaggiati. Il 45% degli studenti italiani risparmia esclusivamente a casa, contro il 27% della media OCSE, mentre il 41% utilizza una forma di risparmio “mista” (a casa e in un conto), rispetto al 61% della media OCSE.
Circa il 56% degli studenti italiani ritiene che il risparmio sia qualcosa da fare solo se si hanno soldi da parte. Inoltre, il 67% degli studenti italiani è capace di lavorare efficacemente verso obiettivi a lungo termine e il 71% pianifica obiettivi di risparmio per ciò che desidera comprare o fare, leggermente sotto la media OCSE rispettivamente del 74% e 73%.
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