Ali è sudanese, era stato affidato a una comunità astigiana, ma poiché a Casale c’è la possibilità di frequentare la scuola per adulti Cpia, è stato trasferito in città.
La Stampa racconta la sua odissea. Il ragazzo è in fuga da quando a circa 5 anni ha perso i genitori mentre con una colonna di profughi era diretto in Nigeria. L’unico parente è uno zio incarcerato in Sudan.
La sua insegnate racconta al quotidiano: “Va a scuola mattina e pomeriggio per imparare il più in fretta possibile e magari, un domani, trovare un’occupazione”, mentre la scuola “per adulti” ha circa 800 studenti ed è multietnica, perché fra loro ci sono persone che arrivano da Bangladesh, Sudan, Guinea, Liberia, Gambia, molti dalla Libia, come i 49 profughi ospitati a Casale.
Ali, sbarcato in Italia alcuni mesi fa, parla in urdu e in inglese, spiega che tutto il suo peregrinare “in Arabia, India, Africa è stato causato dalla mancanza di cibo e dalla guerra. Ho visto morti, incarcerazioni, violenze, sono scappato da tutto. La paura non mi è ancora passata”. Ha un sogno: “Imparare bene l’italiano e poi trovare un lavoro”.
Il lavoro è il vero scoglio, perché l’italiano Alì lo conosce già bene