La Lega Nord non ci sta ad essere definita tra gli artefici del cosiddetto “6 politico”.
L’accusa è stata lanciata, come riportato dalla Tecnica della Scuola, da Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd:, secondo cui è stato il ministro Gelmini a stabilire “che il voto di condotta facesse media con gli altri e che bastasse una sola insufficienza per non essere ammessi all’esame. La forzatura è chiara negli esiti dello scorso anno: il 96% degli studenti è stato ammesso all’esame di Stato, ma il 20% di loro aveva insufficienze in una o più discipline, sanate in seguito dal consiglio di classe durante gli scrutini, trasformando le insufficienze in 6”, ha chiosato Puglisi.
Immediata la replica di Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord: “invece di pensare a come superare la persistente “fantasia” e disomogeneità nella valutazione degli studenti, il Pd – al governo dal 2011 – non trova di meglio che provare a scaricare il proprio fallimento su Governi passati e consigli di classe”.
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Per il leghista, la responsabile Scuola dei dem, avrebbe scoperto “il vero obiettivo della riforma della valutazione targata Pd: togliere le castagne dal fuoco ai consigli di classe, alleggerendoli della responsabilità di garantire la sufficienza a chi non la merita. Avanti allora con la possibilità di promuovere i nostri ragazzi anche in presenza di pesanti lacune, con la mente rivolta a quello che appare sempre più evidente essere l’obiettivo finale del Pd: la crescita della percentuale di promossi, senza che debba per forza corrispondere a un reale miglioramento nella preparazione degli studenti. Si punta cioè all’immagine, invece che alla sostanza, in perfetto stile renziano.
Secondo Pittoni, se la delega sulla nuova valutazione degli alunni non verrà modificata, “ad essere penalizzati saranno i ragazzi, mentre più promozioni faranno fare bella figura a chi ha la responsabilità del servizio”.
Perché, se nella media di ammissione alla maturità “rientrerà anche il voto in condotta, c’è da chiedersi quali strumenti restino al docente per gestire la classe. Scarso impegno e comportamenti scorretti vanno sanzionati sul nascere, prima che degenerino. Ben vengano quindi strumenti normativi e legislativi idonei a supportare chi fatica e a sanzionare con attività di rieducazione, volontariato e lavori socialmente utili gli atteggiamenti antisociali, ma senza rinunciare all’effetto deterrente della ripetizione dell’anno che, secondo il regolamento del 2009, viene comunque decisa solo in seguito a rendimento davvero scarso”, conclude Pittoni.