Docenti ben formati, programmi non scollati dalla realtà ma che si basino sulle conoscenze e competenze di studenti e professori, gestione del fatto culturale il più possibile partecipativa che coinvolga tutti gli attori del mondo scolastico, primi tra tutti alunni e famiglie.
Nel 2000, a Dakar, i rappresentanti di 160 paesi riuniti nel Forum mondiale sull’istruzione, avevano creduto che questi fossero i tre ingredienti senza i quali è impossibile pensare di ottenere un insegnamento di qualità. Oggi, a cinque anni di distanza, l’ultimo dossier dell’Unesco in materia di educazione lancia un grido d’allarme, poiché le cifre dicono che il primo di questi ingredienti – i docenti ben formati – rischia di essere introvabile in molti paesi del mondo: sembrerebbe che manchino circa 30 milioni di docenti perché si possa raggiungere l’ambizioso obiettivo che la comunità internazionale ha fissato e confermato nel corso dei più recenti vertici mondiali, l’istruzione per tutti entro il 2015.
Il problema principale, sotto tutte le latitudini, è la penuria di insegnanti, in certe discipline più che in altre, a causa della sempre minore attrattiva che questa professione esercita sulle giovani generazioni. Le remunerazioni da soglia di povertà e la caduta verticale a livello di riconoscimento sociale fanno sì che i più dotati si orientino verso altre più interessanti attività.
In molti Paesi – soprattutto nelle zone in via di sviluppo – molti Governi, per accrescere in breve tempo il numero degli insegnanti, sorvolano sulla formazione lasciando che salgano in cattedra docenti impreparati e mal pagati.
L’Unesco lancia un monito: non illudiamoci, senza docenti competenti, motivati e performanti, l’istruzione per tutti rimarrà una pia intenzione.