“L’autonomia si sostanzia di progettualità”, sancisce la norma del 1999.
Ogni scuola può elaborare e gestire le proprie strategie che riguardano:
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il rapporto scuola società – formazione dei giovani in modo “adeguato all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro”;
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l’educazione – promozione dell’apprendimento che consiste nel consolidamento delle “capacità e le competenze, generali e specifiche” degli studenti;
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il coordinamento – l’unicità dell’orientamento del sistema scolastico richiede, come condizione necessaria, la convergenza di tutti gli insegnamenti.
L’incoerenza del sistema normativo ha impedito la realizzazione d’unità scolastiche in grado di intendere e di volere:
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la legge 107 ha interpretato l’autonomia delle istituzioni scolastiche in funzione dei problemi della dirigenza: la conseguente parcellizzazione l’ha snaturata;
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la legge costitutiva dell’Invalsi ha sterilizzato la capacità di autogoverno (feed-back): il controllo è stato trasferito a un ente esterno.
L’assenza di professionalità è il secondo impedimento:
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I dirigenti scolastici vivono nel passato, rifiutano di adeguare la struttura decisionale ai canoni scientifici e normativi, hanno edificato regge per far risaltare la loro figura;
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I docenti, disinteressati all’interpretazione e all’applicazione delle innovazioni presenti nella legge, supinamente persistono nel loro tradizionale tran-tran;
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La cultura universitaria, riferimento del Miur, monopolizza la gestione dell’aggiornamento: la divergenza con la mission della scuola è trascurata.
Ne discende la necessità di ipotizzare percorsi per la preparazione professionale del personale scolastico che valorizzino:
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Gli aspetti d’ammodernamento presenti nella legge;
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La visione sistemica;
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I dettami delle scienze dell’organizzazione;
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La dilatazione del concetto di disciplina, arricchita dai problemi da cui sono derivate le relative conoscenze e dai corrispondenti metodi d’indagine;
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Una metodologia didattica in grado di veicolare una corretta ed espansa immagine delle discipline.
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