Uno dei crucci della gran parte di docenti di lettere, e non solo, è costituito dal fatto che i loro ragazzi leggono poco; allo stesso modo uno dei problemi più grandi dei librai sta nel fatto che vendono poco, tanto che nella media Europea il nostro paese è uno degli ultimi nell’acquisto di libri. Il problema starebbe allora nell’invogliare gli studenti a consumare questa merce che, oltre a non essere deperibile, aiuta sia ad aprirsi verso mondi fantastici, sia a un più sicuro successo scolastico e sia ancora alla maturazione di una coscienza critica e autonoma tanto importante ai nostri tempi.
Il sondaggio
Da un sondaggio svolto in un liceo classico (nei tecnici e professionali la media è ancora più bassa) sembra che solo 4 alunni su 25 abbiano una autonomia di scelta, o dell’autore o dell’argomento, e seguono quindi la loro inclinazione; il resto o ascolta (quando lo ascolta) il consiglio dell’insegnante o addirittura nicchia, preferendo spendere i soldi per altro.
Ancora peggio se i ragazzi vengono obbligati.
Allora la tendenza si sposterebbe, o nel prestito o nella fotocopiatura o addirittura nel rifiuto pedissequo, essendo vista la stessa lettura di un testo come il consueto compito assegnato per l’interrogazione.
All’interno poi dei pochi consumatori di libri, la scelta viene fatta o per passaparola o tramite la pubblicità televisiva o su internet.
Sta di fatto però che la frequentazione delle librerie è per lo più poco sentita dai nostri ragazzi e comunque abbastanza sporadica.
Visite guidate alle librerie
Da qui l’invito di un gruppo di pedagogisti agli insegnanti affinché nelle loro progettazioni annuali inseriscano una visita alle librerie; una visita didattica come il viaggio di istruzione o come la giornata dedicata ai monumenti cittadini.
L’intento è quello di far capire, dimostrandolo, che la libreria non è una semplice bottega, ma può essere un luogo di crescita, di formazione, di apertura al mondo.
Nello stesso tempo però le librerie dovrebbero attrezzarsi, per esempio con poltrone, angoli separati dove il libro si può spulciare, dare una occhiata in tutta comodità, verificarne il contenuto.
Con questo piccolo meccanismo può forse succedere che i ragazzi siano indotti a vedere nel libro un oggetto da possedere, toccare, tenere a casa anche perché, oltre a non consumarsi mai, è uno strumento sempre a portata di mano perché si può riprenderlo a distanza di tempo, sia per consultarlo e sia per trovarvi qualcosa di sempre nuovo essendo suscettibile di continue e nuove interpretazioni e nuove scoperte.
Fare una visita in libreria assumerebbe anche il valore di scoprire che essa ha un ruolo diverso del semplice luogo della banale compravendita.
Ma la visita non dovrebbe prescindere neanche da una sorta di intervista con il libraio stesso che spieghi la collocazione dei testi negli scaffali: per argomento, per casa editrice, per autore ecc. e in modo che i ragazzi si rendano conto che in quel mare di pubblicazioni orientarsi è semplice, capire niente affatto complicato e in caso di bisogno possono contare nell’aiuto di una persona esperta.
L’obiettivo in fondo è quello di dimostrare che il libro è un mezzo per comunicare con l’autore ed è oggetto che sempre ha qualcosa da dire, anche perché ha una sorta di collegamento con altri libri, con altri autori, con altre personalità: in una parola ha in sé l’interdisciplinarità.
Un dialogo con uomini importanti, un raffronto con chi orienta, modula, interpreta le scelte della società e l’aiuta a ritrovarsi.
Ma soprattutto sperimentare che in libreria è possibile prendere informazioni e confidenza su tantissimi altri argomenti magari dando una sola sbirciata, memorizzando altri nomi, argomenti, intuizioni.
Si parla tanto di educazione alla legalità: ma quale migliore occasione e opportunità della lettura, del dialogo con i classici e coi grandi pensatori che nelle librerie vivono e che con estrema grande semplicità possono abitare pure nelle nostre case.
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