“È un disastro, aberrante”. Commenta così una madre di due bambini con bisogni educativi speciali al TGR Lombardia, descrivendo con queste parole la situazione critica che vive insieme a tante altre famiglie. Suo figlio maggiore, iscritto alla scuola media, ha diritto a 18 ore di sostegno, ma al momento non riceve alcun supporto. Il più piccolo, alla scuola primaria, dovrebbe avere 22 ore settimanali di assistenza, ma ne riceve solo 16, e per di più da un insegnante diverso da quello dello scorso anno: “L’anno scorso ci sono voluti otto mesi perché il mio bambino, soprattutto il più piccolo, riuscisse a entrare in relazione con il suo insegnante. Ora è confuso”.
Il racconto della madre rispecchia una problematica diffusa in tutta Italia, dove il sistema di reclutamento degli insegnanti di sostegno è in affanno e le nomine procedono con lentezza. Gli insegnanti specializzati in sostegno sono meno di quelli necessari, e spesso devono dividere le loro ore tra diversi alunni, con gravi ripercussioni sulla qualità dell’insegnamento.
“Non vengono seguiti nel modo giusto”, denuncia un’altra mamma, rappresentante dei genitori. “I bambini con disabilità più gravi? Ci chiamano per andarli a prendere prima. È una situazione insostenibile”. Questo è il dramma di molte famiglie, che vedono i propri figli privati di un supporto adeguato, compromettendo non solo il percorso scolastico, ma anche la serenità familiare.
Spesso, a colmare le lacune del sistema sono gli insegnanti ordinari, come racconta una docente: “Non è facile. Un insegnante di sostegno specializzato renderebbe il nostro lavoro più gestibile e faciliterebbe l’apprendimento degli alunni”.
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