Attualità

Allarme droghe pesanti tra giovanissimi: la scuola può fare di più?

Troppi giovani fanno uso di droghe leggere e sempre più velocemente passano a quelle pesanti. Si comincia con la cannabis alle medie, e già all’inizio delle superiori si assume eroina o cocaina.

Il percorso è diventato più breve e, dopo molti anni, anche i morti per droga sono tornati a crescere. Nei giorni scorsi, alcuni giornali e telegiornali hanno lanciato l’allarme, anche se la notizia è passata pressoché inosservata in tempi di temuta pandemia da coronavirus.

I dati che preoccupano

Dopo il picco di 1.596 morti per droga del 1996, la mortalità in Italia era calata di anno in anno, fino ai 268 del 2016. Poi ha ripreso a salire: 294 morti nel 2017, 334 nel 2018, mentre i dati del 2019 al momento non sono ancora disponibili.

Una recente ricerca dell’Istituto di fisiologia clinica del Cnr, di cui riferisce il Corriere della sera del 2 febbraio scorso, stima che 28mila studenti abbiano consumato eroina almeno una volta nel 2018. Ma queste cifre raccontano solo una parte del disastro sociale in incubazione. Quello che più preoccupa gli esperti è come sia lentamente cambiato il consumo di droga. Prima l’approccio con le droghe più pesanti avveniva intorno ai 18-19 anni, e i problemi seri della tossicodipendenza si affrontavano intorno ai 27-28 anni. Adesso il passaggio cannabis-eroina avviene molto rapidamente, prima dei 15 anni. Inoltre, c’è il mercato delle droghe sintetiche facilmente acquistabili online. Basta un clic per sballarsi. La guardia di finanza nel 2019 ha sequestrato 27 kg di droghe sintetiche, nel 2018 erano 16 kg. L’aumento è del 68%, ci dicono nel servizio del TG 4 del 3 febbraio scorso.

A scuola informazione e prevenzione non mancano, ma non bastano

Certamente non si può dire che i giovani d’oggi non siano informati sui rischi della dipendenza e sulla nocività delle sostanze che usano per sballarsi. A scuola le iniziative di sensibilizzazione sono innumerevoli, fanno parte stabile dell’offerta formativa di qualsiasi istituto. Eppure nell’età più a rischio, i primi anni dell’adolescenza, troppi ragazzi si lasciano intrappolare.

Forse bisognerebbe sviluppare maggiormente la capacità di azione tempestiva quando si individuano i segnali comportamentali che possono destare preoccupazione, sia da parte dei docenti sia da parte dei dirigenti.

Come deve agire l’operatore scolastico?

Quando un insegnante si accorge di qualcosa che non va, non deve sentirsi solo e avere il timore di sbagliare. Soprattutto, non deve tacere se si accorge di situazioni rischiose o gravi. Per facilitare l’adempimento anche di questi doveri istituzionali, sia relativamente all’uso di droghe, sia per altri reati che riguardano i minori, la scuola dovrebbe predisporre un protocollo per definire in modo chiaro che cosa è tenuto a fare l’operatore scolastico, in che tempi e in che modo. Mentre il compito di fare accertamenti interni ed eventuali denunce o segnalazioni all’autorità giudiziaria spetta al dirigente, anche nel caso ci sia un fondato sospetto e non una certezza.

Insomma è importante che, oltre alle iniziative di prevenzione, la scuola definisca delle procedure per intervenire tempestivamente, dall’osservazione dei fatti, alla segnalazione al capo d’istituto, all’indagine, alla denuncia secondo i casi, prevedendo il coinvolgimento della famiglia, dello psicologo e di tutte le istituzioni competenti, nella consapevolezza che la salute e il benessere dei ragazzi sono la priorità assoluta, dal punto di vista personale e sociale.

Anna Maria Bellesia

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