Ricordate le tre “I”: internet, informatica e… inglese? A distanza di alcuni anni uno dei programmi che più hanno fatto storia nella penultima legislatura Berlusconi sembra tornare in auge. Almeno per quanto riguarda l’importanza per la formazione di un ragazzo delle lingue più parlate al mondo. A sostenere la centralità della conoscenza delle lingue, almeno una delle quali, oltre alla propria, dovrebbe necessariamente essere scritta e parlata in maniera fluida, è la Commissione europea: tanto che nei prossimi giorni avvierà una sorta di campagna informativa con il quale lancerà l’allarme per la mancanza di interpreti.
Secondo i funzionari della Commissione a livello europeo il problema maggiore sarebbe addirittura rappresentato dalla Gran Bretagna: anche a causa della riduzione dei finanziamenti pubblici, e probabilmente per le conseguenze di un illusorio predominio linguistico internazionale, è un dato di fatto che da qualche anno le lingue straniere si studiano sempre meno.
Così gli interpreti scarseggiano. E con loro stanno andando a picco anche le scuole di interpretariato. “Per le traduzioni no – dicono dalla Commissione Ue –, lì il problema al momento non si è manifestato, ma per l’interpretariato, che richiede una conoscenza delle lingue molto più approfondita e ‘pronta’ il problema è diventato serissimo“.
E in Francia, dove in fatto di amor di patria non sono da meno, le cose sembra stiano prendendo la stessa piega. Rischiando, di questo passo, sostengono gli esperti più pessimisti, di mettere in crisi il sistema di interpreti che garantiscono le traduzioni simultanee internazionali.
Nessun pericolo, invece, per i traduttori di italiano, per i quali “non ci sono problemi“. Almeno così garantiscono dalla Commissione europea. I motivi dell’interesse confermato per la nostra lingua non sarebbero però ancora chiari. Amore per il Belpaese o c’è dell’altro?
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