Una mensa scolastica su tre non è in regola. I motivi? Cibo scadente, norme igieniche non rispettate, locali e apparecchiature non a norma. A darne comunicazione sono i Nas, dopo aver portato al termine 174 controlli a sorpresa nei primi otto mesi dell’anno. I numeri, almeno in questo caso, sono molto più eloquenti di qualsiasi commento: in 15 casi la situazione igienica era così compromessa che le strutture sono state chiuse; in altri due addirittura sequestrate. I carabinieri del nucleo antisofisticazione e sanità hanno denunciato 28 persone alle Procure della Repubblica e hanno effettuato 44 segnalazioni all’autorità amministrativa. Si tratta di 101 infrazioni complessivamente accertate; in alcuni casi quelle penali (32) e quelle amministrative (69) sono a carico della stessa struttura; pertanto, da quanto emerge dai dati, circa il 30% delle mense sottoposte a verifica presenta delle irregolarità.
Le irregolarità, hanno spiegato i Nas, sono state ravvisate un po’ in tutta Italia, macchia di leopardo. Fortunatamente, comunque, gli effetti nocivi sulla salute degli alunni non sono stati gravi: in base a quanto risulta ai Nas non si è mai andati oltre i malori intestinali e disordini alimentari.
Le irregolarità, hanno spiegato i Nas, sono state ravvisate un po’ in tutta Italia, macchia di leopardo. Fortunatamente, comunque, gli effetti nocivi sulla salute degli alunni non sono stati gravi: in base a quanto risulta ai Nas non si è mai andati oltre i malori intestinali e disordini alimentari.
Per evitare che la situazione degeneri è allora importante il ruolo degli istituti. “E’ interesse di tutti per garantire la salute – ha spiegato Antonio Amoroso, vicecomandante dei carabinieri per la tutela della salute – che è un diritto e un bene assoluto e primario. La correttezza nella somministrazione dei cibi nelle mense è legata anche al buon nome dell’istituto e dell’azienda fornitrice“.
La qualità delle mense italiane “preoccupa” anche i pediatri. “Spesso la mensa a scuola è il pasto principale della giornata di un bambino – ha detto il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Giuseppe Mele – ed è importante che le materie prime siano sicure: occorrono le proteine giuste e gli acidi grassi polinsaturi“. E non certo cibi scadenti.
La qualità delle mense italiane “preoccupa” anche i pediatri. “Spesso la mensa a scuola è il pasto principale della giornata di un bambino – ha detto il presidente della Federazione italiana medici pediatri, Giuseppe Mele – ed è importante che le materie prime siano sicure: occorrono le proteine giuste e gli acidi grassi polinsaturi“. E non certo cibi scadenti.
Ma c’è anche un’altra piaga che i Nas hanno riscontrato: quella degli operatori impegnati nelle cucine e nella distribuzione di basti non regolari. In base ad una stima dell’‘Associazione nazionale cooperative di servizi’ sarebbero addirittura 37 mila i lavoratori in nero nel settore della ristorazione collettiva italiana su un totale di 73 mila addetti (quindi addirittura uno su due) e le mense delle scuole rivestono una fetta considerevole. Complessivamente in tutta Italia ogni anno si stima che su un totale di 850 milioni di pasti ne vengono prodotti in nero 260 milioni.
Il fatto che vi sia così tanto personale privo di contratto dimostrerebbe le difficoltà del settore: molte aziende che si occupano della gestione delle mense pur di rimanere ‘a galla’ cercano di vincere più gare possibili con l’offerta più bassa. Inevitabile che anche la qualità dei pasti preparati per gli alunni si diriga verso il basso.
Inevitabile che l’’Associazione nazionale genitori’ sia preoccupata: “chiediamo al Ministero – ha detto il presidente Davide Guarneri – che disponga ulteriori e maggiori controlli nelle strutture e nelle mense scolastiche. Inoltre, le mense devono essere viste come luoghi di vera educazione. Oggi molti locali non sono adatti“.
L’attenzione ancora una volta è però puntata soprattutto sulla scarsa qualità degli alimenti preparati. “Le aziende tendono a compare alimenti meno freschi. E se si considera che i pagamenti alle aziende da parte delle amministrazioni pubbliche sono sempre in ritardo – continua il rappresentante dell’Age – una ditta comprerà gli alimenti da chi è in grado di aspettarmi più a lungo per essere pagato: un circolo vizioso che porta a un abbassamento della qualità“. La soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere i genitori. “Se un’associazione di genitori è considerata soggetto valido da un Comune, si può stipulare una convenzione, si possono formare dei genitori e – conclude Guarneri – si potrebbe arrivare anche a una riduzione dei costi generali“.