Ormai il problema non può più essere né accantonato né sottovalutato. La questione va aggredita in tempi rapidi, rapidissimi.
Lasciare le cose come stanno significa che il prossimo anno, a settembre, saremo sempre allo stesso punto.
Parliamo di una questione che c’è sempre stata ma che quest’anno è letteralmente esplosa: in molte province d’Italia non si riesce più a coprire i posti vacanti con docenti delle GAE e spesso persino le chiamate dalle graduatorie di terza fascia vanno quasi deserte.
Per non parlare dei posti di sostegno ancora disponibili sui quali risulta del tutto impossibile nominare docenti non di ruolo specializzati, per il semplice motivo che non ce ne sono.
Il fatto è che per affrontare e risolvere il problema bisogna pensare a soluzioni nuove, diversificate.
Nelle province del nord, infatti, non bastano più le graduatorie di istituto per coprire le esigenze, soprattutto alla scuola primaria e in alcune classi di concorso della secondaria.
Al contrario al sud neppure essere nelle primissime posizioni delle graduatorie di istituto garantisce la possibilità di fare qualche settimana di supplenza in un anno.
Tanto è vero che, ormai, su FB si leggono sempre più frequentemente post del tipo: “Chi vuole mandi la propria messa a disposizione in provincia di … (segue il nome di una città del nord) e di sicuro verrà chiamato”.
Qualcuno azzarda: “Ma perchè hanno fatto rientrare al sud migliaia di insegnanti? In questo modo al nord ne mancano troppi”
Numerose le lamentele di precari del sud: “Tutti i posti di sostegno della mia provincia sono andati alle assegnazioni provvisorie, per noi non c’è più lavoro”.
Dimenticando che il rientro al sud con il meccanismo delle assegnazioni provvisorie è legato ad un contratto integrativo sottoscritto dal Ministero ma anche dalle stesse organizzazioni sindacali.
Insomma la situazione è davvero molto complicata e, allo stato attuale, è difficile capire come se ne possa uscire.
A meno che questo Governo non riesca davvero a realizzare una riforma del reclutamento che tenga in considerazione le differenze regionali e territoriali; ma non sarà facile perchè una riforma del genere potrebbe risultare indigesta a troppi.
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