Siamo al paradosso: alle scuole paritarie lo ‘school bonus’ arriverà direttamente, mentre alle statali arriverà solo dopo aver esaurito una lunga trafila burocratica.
A denunciarlo è Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, all’indomani delle parole di soddisfazione rilasciate dal sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, a seguito dell’incremento di finanziamenti a favore delle paritarie: “sta cambiando la mentalità, spesso troppo ideologica, verso questo mondo che finalmente inizia a essere considerato come gamba fondamentale del nostro sistema di istruzione”, aveva detto il sottosegretario.
Turi non ci sta. E chiede che sui finanziamenti alle scuole private ci sia “trasparenza” e che si arrivi a “togliere ogni velo di ipocrisia”.
Turi sostiene che “la modifica apportata dalla legge di Stabilità (comma 148-bis) fa sostanzialmente due regali alle paritarie: rende immediato e diretto il godimento delle elargizioni, saltando tutta la trafila burocratica, che invece rimane per le scuole statali passando prima dal Mef, poi dal Miur e infine con l’assegnazione alle scuole; rende di fatto inesistenti i controlli, perché non è prevista alcuna sanzione per il mancato rispetto delle regole della trasparenza dei bilanci e per il mancato versamento della quota del 10% al fondo”.
“Delle scuole statali il Governo non si fida, delle paritarie sì“, continua il sindacalista.
“Più che alzare muri ideologici vogliamo togliere veli di ipocrisia – aggiunge – e il fatto che in legge finanziaria siano cambiate le procedure (lo ‘School bonus’, contrariamente a ciò che è stato dichiarato in sede di approvazione della legge, andrà direttamente alle scuole paritarie) conferma la nostra denuncia e preoccupazione”.
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Il leader della Uil Scuola replica poi, senza però fare riferimenti, a Valentina Castaldini, portavoce nazionale del Nuovo Centrodestra, secondo cui da Turi il giorno prima era stato avviato “un tentativo di alzare un muro ideologico tra scuole statali e non statali tra l’altro utilizzando temi e norme che sembra non conoscere”.
Turi reputa, invece, che “si sta scardinando il sistema della scuola statale per aprire alle private e finanziarle contro i principi costituzionali che lo impediscono”. Il riferimento, annoso, è sempre all’articolo 33 della Costituzione, secondo cui “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.
Secondo il sindacalista, quindi, “c’è poco di ideologico: si trasferiscono risorse verso la scuola non statale e si indebolisce quella statale che con la buona scuola subisce una mutazione genetica sul modello delle private. In questo modo si opera un condizionamento, l’insegnamento ne risente e ne viene svuotata la funzione docente, che rappresenta la laicità dello Stato in tema di istruzione, proprio quella che nessuna scuola privata può garantire”.
Eppure, conclude Turi, “l’85% dei cittadini italiani” sono “contrari al finanziamento delle scuole private”, solo che “la maggioranza parlamentare, passo dopo passo va in direzione contraria. Serve piuttosto un robusto piano di investimenti per la scuola statale”.
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