Si chiama Kumon, è nato in Giappone negli anni cinquanta, e consiste in una serie di esercizi da svolgere tutti i giorni, per 10 minuti, in modo da acquisire velocità e tecnica nei calcoli.
In Italia esistono un’organizzazione collegata al Kumon con relativo personale che da settembre sarà a Milano per tenere un corso.
Grazie al Kumon, dice una mamma al Corriere della Sera, ” i miei figli sono diventati più sicuri in matematica, non avevano più paura dei numeri come spesso succede ai ragazzi italiani, da sempre inseriti in una cultura più umanistica che scientifica. Dopo un anno ci siamo trasferiti e hanno dovuto smettere, ma a me è rimasto l’entusiasmo per quel metodo. Così ho pensato di proporlo come attività culturale nello spazio Open, e la libreria ha accettato di buon grado”.
Il metodo Kumon funziona così: i bambini svolgono gli esercizi per non più di 10 minuti al giorno. La sera i genitori controllano i risultati, e dopo un mese li portano all’educatrice. In base agli errori, questa decide se diminuire il livello delle prove, se mantenerlo o se alzarlo. Il Kumon è organizzato su 23 livelli: si parte dalle addizioni per arrivare al calcolo fattoriale e statistico. Ai bimbi non viene spiegato nulla, perché gli esercizi sono abbinati alle loro competenze. Man mano che acquisiscono sicurezza si sale con la difficoltà: l’educatrice fornisce loro delle istruzioni e i ragazzi continuano ad allenarsi autonomamente. Il metodo si basa sul rafforzamento dell’autostima degli studenti: se sbagliano o se devono diminuire il loro livello nessuno glielo fa pesare, se invece sono stati bravi vengono gratificati con giudizi positivi. L’obiettivo, conclude il Corriere, è allenare l’elasticità della mente e la sicurezza dei ragazzi di fronte a una materia per molti ostica come la matematica.
Chissà cosa ne pensano, aggiungiamo noi, i professori di matematica?
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