“Cultura militare, topografia e difesa nucleare, batteriologica e chimica, trasmissioni, armi e tiro, superamento ostacoli, sopravvivenza in ambienti ostili”: sono queste talune delle materie che i ragazzi della secondaria superiora della Lombardia hanno affrontato, nel 2010, aderendo al corso teorico e pratico implementato attraverso un protocollo di intesa tra il Ministero dell’Istruzione e quello della Difesa.
Lo ricordiamo perché è di questi giorni la proposta di Matteo Salvini, segretario della lega e in lizza con il Centrodestro nelle prossime elezioni del 25 settembre, di rendere obbligatorio il servizio militare ai ragazzi che escono dalle scuole.
Il corso in questione si chiamava “Allenati per la vita” e ottenne, già il suo battesimo, un buon successo, secondo le dichiarazioni del comando militare e dell’ufficio scolastico regionale lombardo.
Ministri all’epoca: Mariastella Gelmini all’Istruzione e Ignazio La Russa alla Difesa.
In modo particolare il corso prevedeva una prima preparazione teorica in classe durante l’ora di “cittadinanza e costituzione” e poi la pratica sul campo, tramite la formazione di squadre che oltre a sfidarsi avrebbero dovuto seguire lezioni di arrampicata, nuoto, primo soccorso e pure tiro con l’arco e con la pistola, ma ad aria compressa per evitare incidenti: insomma una sorta di “Libro e moschetto” del “ventennio”?
Assolutamente no, si disse allora perché “Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso.”
Tuttavia la domanda che sorse spontanea fu: ma cosa c’entra allora il tiro con la pistola seppure ad aria compressa?
Altra perplessità suscitarono i percorsi “ginnico militari”, mentre l’accordo prevedeva pure l’assegnazione di un credito formativo ai ragazzi con una dimostrazione pubblica degli obiettivi formativi e didattici raggiunti con una gara pratica “tra pattuglie (sic) di studenti” in competizione fra loro.
Ma si parlò pure di “naja breve”, diretta a coloro che “vogliono conoscere dal di dentro la vita militare”: forse pensava a questa proposta Matteo Salvini?