Dopo i forti disagi di docenti e studenti causati dal forte caldo che sta attanagliando le scuole italiane, soprattutto al Sud e in Puglia, di cui abbiamo dato notizia in questi giorni, qualcosa si muoverà a livello istituzionale.
Come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno, il senatore del Pd Alberto Losacco vuole portare la questione in Parlamento: “Lunedì presenterò un’interrogazione al Ministro Valditara per sollecitare il Governo a intervenire sull’emergenza-caldo nelle scuole di Bari e di tutte quelle città dove rappresenta un impedimento rispetto al regolare svolgimento dell’attività scolastica”, ha spiegato in una nota.
“Tra le mille conseguenze del cambiamento climatico che ha fatto dell’estate 2023 una delle più calde di sempre, c’è anche questo. A Bari il caldo rende impossibile fare lezione, diversi studenti sono stati colti da malore e alcuni istituti hanno deciso di anticipare l’orario d’uscita. Non ci illudiamo che questo convinca il Governo a rivedere le sue posizioni sulle politiche ambientali, ma è assurdo che il Governo non preveda subito, come ha fatto per altri settori, una misura sugli istituti scolastici, in particolare per quelli che scontano il problema della classi-pollaio. In tutte le realtà dove è ancora piena estate, le scuole sono in una condizione critica. Insegnanti, studenti e famiglie non possono più essere lasciati soli”, ha aggiunto.
Questa situazione per molti è insostenibile e sono molti i fatti di cronaca relativi all’eccesso di caldo e umidità nelle aule scolastiche di cui si ha notizia in questi giorni: la dirigente scolastica di una scuola di Foggia ha deciso di anticipare la chiusura dell’istituto scolastico, considerate le temperature oltre i 30 gradi.
Dei problemi si sono riscontrati anche in Sicilia: il 21 settembre una docente di educazione motoria di una scuola del capoluogo siciliano ha perso i sensi per il troppo caldo. Il sindaco di Capaci, Pietro Puccio, ha disposto con un’ordinanza la chiusura delle scuole dopo l’allerta della protezione civile regionale. A Balestrate e a Trappeto è stata disposta l’uscita anticipata dalle scuole di due ore. Gli studenti di altri istituti sono tornati a casa dopo tre ore di lezioni, in modo da non dover rimanere in classe negli orari in cui il caldo raggiunge il picco. Sempre a Palermo, in altri due licei, i presidi hanno deciso di anticipare l’uscita alle 11. In altre scuole dove è previsto dall’inizio dell’anno scolastico l’orario completo, gli studenti si sono rifiutati di entrare in classe.
La Tecnica della Scuola vuole raccogliere l’opinione dei propri lettori sulla tematica, chiedendo se è il caso di posticipare l’inizio dell’anno scolastico di qualche settimana a settembre.
Fermo restando che, comunque, i 200 giorni minimi, previsti della normativa, vanno comunque sempre garantiti: pertanto, qualora le lezioni dovessero iniziare nella seconda o terza decade di settembre, viene da sé che terminerebbero più tardi rispetto alle attuali date, quindi nella seconda parte di giugno (quando la “morsa” del caldo non è certo minore di quella di settembre). Con l’inizio degli Esami di Stato da fare quindi slittare ad inizio luglio, anziché, come avviene oggi, attorno al 20 giugno. Un’altra opzione potrebbe essere quella di ridurre le interruzioni didattiche previste durante l’anno scolastico, ad esempio riprendendo le lezioni post-natalizie il 2 gennaio anziché il 7 subito dopo l’Epifania.
Qual è il tuo ruolo?
In quale luogo ti trovi attualmente?
Saresti d’accordo a iniziare l’anno scolastico almeno una o due settimane dopo a causa delle alte temperature anche a settembre?
Ma posticipare la riapertura delle scuole di qualche settimana può essere davvero una soluzione? Il dubbio è pertinente.
Spesso in questi casi si tende a dare opinioni “di petto” senza considerare alcuni aspetti. Come abbiamo già scritto sopra, i giorni di attività didattica, duecento, non possono certo essere ridotti: riaprire dopo potrebbe significare quindi sacrificare le vacanze natalizie o pasquali almeno di qualche giorno, o terminare le attività dopo, a estate iniziata, e svolgere, magari, gli esami di fine ciclo scolastico a inizio luglio.
A meno che non cambi la normativa sulla quantità minima di offerta formativa indispensabile per la validità dell’anno scolastico.
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