In questi giorni di fine settembre le temperature non accennano a scendere sotto i 30 gradi soprattutto al Sud Italia. Le scuole di Palermo, ad esempio, non sono attrezzate per fronteggiare il caldo record. Così alcuni istituti sono rimasti chiusi e in altri sono state ridotte le ore di lezione.
Ieri, una docente di educazione motoria di una scuola del capoluogo siciliano ha perso i sensi per il troppo caldo. Il sindaco di Capaci, Pietro Puccio, ha disposto con un’ordinanza la chiusura delle scuole dopo l’allerta della protezione civile regionale. A Balestrate e a Trappeto è stata disposta l’uscita anticipata dalle scuole di due ore. Gli studenti degli istituti Aldo Moro e Danilo Dolci sono tornati a casa dopo tre ore di lezioni, in modo da non dover rimanere in classe negli orari in cui il caldo raggiunge il picco. Lo riporta La Repubblica.
Stop alle lezioni in un liceo linguistico di Palermo ma il provvedimento è legato all’insalubrità dei locali dell’istituto per la presenza di fumi e cenere dopo gli incendi che hanno colpito il quartiere di Brancaccio.
Sempre a Palermo, in altri due licei, i presidi hanno deciso di anticipare l’uscita alle 11. Ma in altri istituti dove è previsto dall’inizio dell’anno scolastico l’orario completo, gli studenti si sono rifiutati di entrare in classe. Questa mattina è montata una protesta in un istituto professionale: gli studenti hanno chiesto al dirigente scolastico, che non era a scuola, l’orario dimezzato. “Abbiamo ricominciato già dal 13 settembre con orario completo – dicono gli studenti – sei ore senza potere uscire dall’istituto sono intollerabili. Inoltre, non abbiamo ventilatori e le aule sono piccole, fatiscenti e con finestre tutte a vetri. Gli unici climatizzatori dell’istituto si trovano in presidenza e nell’aula informatica. Chiediamo lezioni di 4 ore anziché 6. Così non riusciamo neppure a concentrarci ed è anche rischioso”, dicono gli studenti.
Il caldo anomalo di questi giorni sembra dare ragione chi sostiene la tesi dell’apertura delle scuole, dopo le vacanze estive, a fine settembre o inizio ottobre. “Differire l’apertura delle scuole a fine settembre o ai primi di ottobre. Nel Governo si apra un confronto su questo tema”, ha detto qualche giorno fa il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. “Buona cosa sarebbe in tempi di turismo culturale crescente, e ancor più di provocazioni sui prezzi delle località turistiche, differire l’apertura delle scuole a fine settembre o alla prima settimana di ottobre. In questo modo si allungherebbe la stagione turistica con grande beneficio per le imprese del settore ricettivo, mentre i giovani non sarebbero costretti a entrare nelle aule quando potrebbero invece conoscere la propria Nazione. Il Governo deve aprire un confronto su questo tema”, questo il suo pensiero.
Insomma, secondo Sgarbi bisognerebbe favorire il turismo, in cui dovrebbero essere coinvolti i ragazzi, che potrebbero a suo avviso usare i giorni liberi per visitare e conoscere meglio le bellezze del nostro Paese. La sua proposta, in ogni caso, è piuttosto tardiva: ieri, 1° settembre, è iniziato ufficialmente l’anno scolastico, e dalla prossima settimana, in alcune regioni italiane, ricominceranno le attività didattiche.
Dello stesso avviso un duo celebre sui social, Mammadim***a, composto da due donne che raccontano in modo originale e anticonformista la genitorialità e il ruolo della donna all’interno della famiglia. Come riporta Il Fatto Quotidiano, le due hanno lanciato addirittura una petizione online, denominata così: “RISTUDIAMO IL CALENDARIO! Un nuovo tempo scuola NON è più RIMANDABILE”. “Il calendario scolastico era stato studiato per consentire ai bambini di aiutare i genitori nei campi, va rimodulato. Siamo ancora fermi all’Ottocento e alla riforma agricola. Siamo il paese europeo con più giorni di frequenza scolastica ma siamo il Paese che chiude per più settimane consecutive la scuola“.
“Questo comporta una perdita di competenze enorme per i bambini, si parla di summer learning loss. A settembre assistiamo ad una ripresa lenta e a singhiozzo, si riprende a pieno ritmo circa due settimane dopo la riapertura. Chiediamo che le scuole restino aperte a giugno, a luglio con un’offerta formativa del terzo settore. Questo si porta dietro un ripensamento della didattica, che non può essere più statica, e dei luoghi dove fare scuola, una revisione dell’edilizia scolastica”.
“Questa chiusura prolungata accentua le differenze sociali: i figli delle classi agiate fanno viaggi di formazione, gli altri saranno parcheggiati a casa davanti la televisione o in strada. Il nostro è uno dei sistemi più stressanti del mondo, gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, infatti, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico”, così scrive il duo sulla pagina della petizione.
La Tecnica della Scuola vuole raccogliere l’opinione dei propri lettori sulla tematica, chiedendo se è il caso di posticipare l’inizio dell’anno scolastico di qualche settimana a settembre.
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