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Allerta rossa Bologna, la petizione dei genitori: “Eventi ricorrenti, no a scuole chiuse”. Il sindaco: “Non c’è altro da fare”

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March 15, 2025

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In questi giorni il maltempo ha colpito alcune regioni italiane come l’Emilia Romagna e la Toscana, causando danni e disagi. Il 14 marzo, in particolare, è stata dichiarata l’allerta rossa per la prima, con conseguente chiusura delle scuole.

Le motivazioni dei genitori

Alcuni genitori, però, non ci stanno. Questi hanno lanciato una petizione che non lascia spazio a dubbi: “Allerta meteo? No alla chiusura indiscriminata delle scuole!”. Come riporta Il Corriere della Sera, queste sono le parole di queste mamme e di questi papà bolognesi: “Siamo genitori e famiglie di Bologna profondamente preoccupati dalla gestione delle emergenze meteorologiche che ormai prevedono in maniera ricorrente la chiusura indiscriminata delle scuole. Comprendiamo e condividiamo l’importanza di tutelare la sicurezza dei nostri figli di fronte a condizioni meteo avverse, tuttavia la prassi attuale di chiudere tutte le scuole della città ogni volta che viene dichiarata un’allerta rossa sta creando disagi significativi e soprattutto sta compromettendo il diritto primario all’istruzione dei ragazzi”.

Insomma, secondo i genitori bisognerebbe decidere caso per caso la chiusura delle scuole, solo quando necessario davvero. “Molte famiglie si trovano ad affrontare la sospensione delle lezioni anche in quartieri dove le condizioni meteo non giustificherebbero tale misura”, hanno aggiunto. “Ancora più grave è la totale assenza di un piano strutturato per il recupero delle ore di lezione perse. Questa lacuna sta mettendo a rischio la qualità dell’apprendimento”.

E si chiede che, ormai, non si consideri più “questa situazione come una semplice emergenza”, perché “le situazioni di allerta meteo sono diventate un evento ricorrente nel nostro territorio e la risposta non può continuare a essere la chiusura generalizzata e improvvisata di tutti gli istituti scolastici”. L’appello è rivolto quindi al sindaco Lepore, perché adotti “un approccio più mirato e flessibile alla chiusura delle scuole, valutando attentamente le condizioni specifiche delle diverse zone della città evitando di prendere decisioni generalizzate”. E, ancora, di “prevedere un piano di recupero delle lezioni per compensare le ore di didattica perse, piano che dovrebbe coinvolgere le istituzioni scolastiche”. Per le famiglie “quello all’istruzione è un diritto fondamentale che non può essere sistematicamente subordinato ad altre ragioni, per quanto importanti, senza una strategia chiara e lungimirante”.

Contro la decisione arriva anche la rinnovata presa di posizione del Coordinamento dei presidenti dei Consigli d’istituto della Città metropolitana e di Bologna, che già in passato aveva criticato scelte di questo tipo da parte dell’amministrazione.

La netta risposta delle istituzioni

“Comprendo la difficoltà delle famiglie – ha replicato l’assessora regionale alla Scuola Isabella Conti – ma è bene che si capisca che le istituzioni, quando intervengono, lo fanno per garantire la sicurezza di tutti. Hanno il dovere di scongiurare il pericolo e in una situazione di allerta come quella che era arrivata, non abbiamo visto danni a Bologna ma nel Faentino ci sono state situazioni critiche, è bene che le istituzioni proteggano tutti, in particolare i bambini, perché non ci siano spostamenti in condizioni critiche. Meglio una chiusura in più, magari per scrupolo maggiore piuttosto che una di meno con un disastro che poi si verifica e nessuno si perdona più”.

Netta la risposta del sindaco Lepore: con un’allerta rossa “non c’è niente da fare. Le scuole vanno chiuse. I sindaci sono chiamati ad adottare piani che limitino gli spostamenti delle persone. A fronte di scenari gravi e diffusi non possiamo fare provvedimenti a macchia di leopardo, vanno ridotti gli spostamenti. E quindi le scuole vanno chiuse. Senza queste ordinanze commetterei un reato, di fronte a qualcuno che dovesse perdere la vita. Sappiamo cosa rischiamo”.

“Abbiamo chiuso le scuole solo per le alluvioni, non per altri episodi: in tutto sette giorni tra il 2023 e il 2024 per le ordinanze sindacali dovute ai disastri che abbiamo avuto”. Per questi giorni, va detto, si è “ricevuto lo stesso livello di allarme che precedette l’alluvione di ottobre. Proprio perché sappiamo cos’è successo, non si può abbassare la guardia. Anzi, va alzarla. E che non ci siano stati disastri questa volta non significa che non ci fossero buoni motivi per chiudere le scuole. È stato un caso che le piogge previste come a ottobre si siano un po’ spostate”, ha aggiunto.