La ratio di questa bozza di decreto legge, volto a ridefinire l’art.29 del Ccnl scuola, nella parte dell’utilizzo delle 80 ore che annualmente un docente dedica alle attività funzionali all’insegnamento, è quella di potenziare e sostenere l’orientamento per la scelta universitaria o lavorativa. Non si tratta quindi della stessa operazione che, in un recente passato, aveva maldestramente tentato di fare l’ex ministro dell’istruzione Francesco Profumo, ma di un intervento legislativo più ponderato e volto soprattutto a sostenere una sorta di flessibilità nell’orario di servizio, che andrà nella direzione di rimodulare gli impegni funzionali all’insegnamento, inserendo, all’interno delle 80 ore (40 + 40) , l’attività obbligatoria dell’orientamento al mondo dell’università o del lavoro degli alunni degli ultimi anni di scuola secondaria di secondo grado. Si tratta comunque di un provvedimento che ancora una volta è invasivo rispetto alle prerogative contrattuali vigenti.
Perché i sindacati tacciono su questo tema, nonostante le pubbliche dichiarazioni del ministro Carrozza? Forse la notizia di questo decreto legge che vorrebbe intervenire sulla modifica dell’art. 29 del Ccnl scuola è infondata? Se questo decreto legge fosse approvato dal prossimo Consiglio dei ministri, sarebbe efficace a partire da questo nuovo anno scolastico? La scuola pretende delle risposte immediate ed esaustive a questa semplici domande. Bisogna anche dire che, nel su citato art. 29 del contratto scuola, c’è anche un’altra parte che riguarda i doveri individuali del docente, la quale meriterebbe, dal ministro dell’istruzione Carrozza, un impegno volto all’emersione, al riconoscimento professionale e alla valorizzazione del tempo scuola, dedicato dai docenti di alcune discipline per la preparazione delle prove scritte obbligatorie e la conseguente correzione di dette prove.
Per quanto è dato sapere è nelle corde del ministro Carrozza riconoscere e valorizzare il tempo dedicato alla correzione delle verifiche scritte, cercando un metodo di valutazione dei tempi di lavoro dei docenti che hanno l’obbligatorietà delle prove scritte, che sia il più oggettivo possibile. Per quanto suddetto, possiamo affermare che ci sono reali spazi di azione per operare, con il consenso sindacale, una seria flessibilità dell’orario di servizio dei docenti, a cui deve essere riconosciuto, in ogni modo, a seconda della disciplina che si è chiamati ad insegnare, la valorizzazione professionale dei tempi impiegati per gli adempimenti individuali dovuti.
Tra questi adempimenti ci sono ovviamente la preparazione delle lezioni e delle esercitazioni, ma soprattutto la preparazione e la correzione degli elaborati scritti e obbligatori. Adesso resta solamente l’attesa di appurare se nel prossimo Consiglio dei ministri, previsto per il 9 settembre, sarà proposta questa flessibilità dell’orario di servizio e constatare quale sarà la reazione dei sindacati rispetto alle modifiche contrattuali dell’art. 29.
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