Il XXVI Rapporto AlmaLaurea, presentato oggi presso l’Università degli Studi di Trieste, offre una dettagliata fotografia del profilo e della condizione occupazionale dei laureati italiani. Questo rapporto, redatto dalla Direttrice del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, Marina Timoteo, rivela un aumento significativo delle esperienze di studio all’estero e dei tirocini curriculari tra i laureati, elementi che si traducono in una maggiore occupabilità e stabilità lavorativa, sottolineando un dato importante: nel 2023, i laureati sono stati circa 300 mila.
Il Rapporto evidenzia un quadro positivo per i laureati italiani, caratterizzato da un aumento delle esperienze formative internazionali e dei tirocini, elementi che migliorano significativamente l’occupabilità. Tuttavia, permangono sfide legate alla contrazione dei livelli retributivi e alla crescente selettività dei laureati nella ricerca del lavoro. Questi dati offrono importanti spunti di riflessione per le istituzioni accademiche e i policy maker, con l’obiettivo di migliorare ulteriormente le opportunità di formazione e occupazione per i giovani laureati.
Dai dati dello studio emerge che a iscriversi all’università e, quindi a proseguire gli studi, sono gli studenti liceali: 38% scientifico e 12.2% classico, il resto tecnici e professionali.
Inoltre, il presidente di AlmaLaurea, Ivano Dionigi, ha riportato alcuni dati interessanti sulla mobilità di questi studenti laureati: il 28.5% dei diplomati si sposta dal Sud al Centro Nord per studiare mentre il 45.9% del laureati al Sud (1 su 2) lascia il Mezzogiorno per cercare lavoro al Nord. E Dionigi aggiunge: “Il Mezzogiorno tra due lustri sarà un guscio vuoto e non ce lo possiamo permettere”.
I dati mostrano che le esperienze di studio all’estero, riconosciute dai corsi di laurea, sono in crescita. Queste esperienze, prevalentemente realizzate tramite programmi dell’Unione Europea come Erasmus, coinvolgono circa il 9,8% dei laureati, con picchi del 13,8% tra i laureati magistrali a ciclo unico. La partecipazione a tali programmi non solo arricchisce il percorso formativo degli studenti, ma aumenta significativamente le loro probabilità di trovare lavoro. Chi ha svolto un periodo di studio all’estero ha il 17,1% di probabilità in più di essere occupato rispetto a chi non ha mai vissuto un’esperienza simile.
Parallelamente, il rapporto evidenzia una ripresa delle esperienze di tirocinio curriculare, che interessano il 60,7% dei laureati, in aumento rispetto al 56,9% del 2013. La soddisfazione per queste esperienze è elevata, con il 94,3% dei partecipanti che si dichiara soddisfatto. I tirocini non solo arricchiscono il curriculum degli studenti, ma aumentano del 66% le probabilità di trovare un lavoro a un anno dal conseguimento del titolo.
La soddisfazione complessiva dei laureati per il proprio percorso universitario è alta, con il 90,5% che si dichiara soddisfatto del corso di laurea frequentato. Questo dato segna un miglioramento rispetto al 2013, quando la percentuale era dell’86%. Anche i rapporti con il personale docente sono valutati positivamente dall’88,7% degli intervistati, mentre l’adeguatezza delle aule soddisfa l’82,8%.
Il rapporto AlmaLaurea mette in luce anche le dinamiche della mobilità geografica degli studenti, che si spostano principalmente dal Mezzogiorno al Centro-Nord per frequentare l’università. Il 28,5% dei laureati del Sud ha scelto un ateneo situato in una diversa ripartizione geografica, un trend in crescita rispetto al 23,2% del 2013. Questa tendenza è particolarmente accentuata tra gli studenti provenienti da contesti socio-economici più favoriti.
L’indagine sulla condizione occupazionale dei laureati conferma una forte propensione dei laureati di primo livello a proseguire gli studi. Nel 2023, il 68,1% degli intervistati ha scelto di iscriversi a un corso di laurea di secondo livello, in aumento rispetto al 2022. Il tasso di occupazione a cinque anni dal conseguimento del titolo è molto elevato, raggiungendo il 93,6% per i laureati di primo livello e l’88,2% per i laureati di secondo livello.
Nonostante gli alti tassi di occupazione, i livelli retributivi dei laureati hanno subito una leggera contrazione in termini reali, dovuta all’inflazione. A un anno dal titolo, la retribuzione mensile netta media è di 1.384 euro per i laureati di primo livello e di 1.432 euro per quelli di secondo livello. Inoltre, i laureati si dimostrano sempre più selettivi nella ricerca del lavoro, mostrando una minore disponibilità ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso formativo.
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