Alta Formazione: in Abruzzo spesi 24 milioni di euro in 6 anni per 5.000 giovani

L’Aquila, 4 febbraio 2008
 
               Circa 24 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo sono stati destinati, dal 2001 al 2006 in Abruzzo, a 1.839 interventi di Alta Formazione e sviluppo del potenziale umano nella ricerca e nello sviluppo tecnologico, con il coinvolgimento di 4.897 giovani, universitari e laureati, per la frequenza di master o percorsi di studio e ricerca, ed è appena avviata la programmazione 2007/2013, che punta sull’adattabilità di forza lavoro e imprese come leva per rafforzare la competitività. Ma in Abruzzo sono ancora pochi i laureati in discipline tecnico-scientifiche (8,6 su 1.000 contro il valore medio nazionale di 11,5) e sono proprio queste le professionalità di cui il tessuto produttivo è più carente.
Sono alcuni dei dati emersi nel corso del convegno “Cultura tecnico scientifica, ricerca, competitività: il ruolo del Fondo Sociale Europeo tra vecchia e nuova programmazione” svoltosi ad Assergi (L’Aquila) presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale d Fisica Nucleare (INFN). Un’occasione per il presidente dell’INFN, Roberto Petronzio, di sottolineare come il partenariato con la Regione Abruzzo, nell’attuazione del Por 2000/2006, abbia rappresentato un’esperienza pilota tra le collaborazioni tra INFN e sistema produttivo. D’altra parte con le risorse del Fondo Sociale Europeo, ha ricordato Philippe Hatt, capo della divisione Occupazione Affari Sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea, 9 milioni di giovani sono stati formati in Europa nel periodo 2001/2006, 2 milioni hanno trovato occupazione al termine delle attività di formazione.
 Il numero dei giovani che hanno potuto beneficiare del programma in Abruzzo è significativo: sono stati 5.000 su una popolazione di 98.895 ragazzi tra i 24 e i 29 anni. Ogni anno i diplomati sono l’88% dei diciannovenni (13.200 nel 2006) di cui il 75% si iscrive all’università. I laureati in discipline tecnico-scientifiche (scienze biologiche, fisica, matematica, statistica, informatica, ingegneria, discipline economico-aziendali, architettura), sono però ancora pochi: il 30% in meno rispetto alla media nazionale e il 50% in meno rispetto al dato europeo.
Dal Rapporto Svimez 2007 – che misura la competitività dell’Italia rispetto ai Paesi dell’UE a 27 – emerge un quadro di debolezza dell’Italia. L’Abruzzo conferma il dato nazionale. Se il tasso di disoccupazione 2006 (6.5%) è diminuito rispetto al 2005 (7.9%) ed è cresciuta l’internazionalizzazione (+0.9%), l’indice relativo a innovazione e ricerca & sviluppo mostra una diminuzione importante. Parla chiaro il numero di brevetti: in Italia ne sono depositati 4,3 ogni milione di abitanti, in Abruzzo 1,9 (11° posto tra le regioni). Nonostante un numero elevato di imprese innovatrici, le spese cono contenute perché mancano le risorse: l’Abruzzo attrae solo l’1,7% della spesa nazionale in Ricerca e Sviluppo, l’1,3% di quella delle amministrazioni pubbliche, il 2,2% di quella dell’Università; infine, lo 0,5% di quella relativa a istituzioni private no-profit e l’1.6% di quella per le imprese.
Fondare la competitività sullo sviluppo del capitale umano e sull’innesco, nel sistema produttivo, di elementi di innovazione derivanti dall’applicazione dei risultati della Ricerca, è la strategia che ispira la programmazione unitaria regionale 2007/2013 e che ha guidato il macroprogetto “Innovazione, competitività, governance”: giovani “intermediari della conoscenza” sono stati incaricati di trasferire i risultati della ricerca – acquisiti attraverso master o altri percorsi universitari – alle imprese della regione. Al progetto hanno preso parte alcune scuole superiori e le università abruzzesi, queste ultime con 191 giovani: 95 dell’Ateneo “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, 69 de L’Aquila e 27 di Teramo.
Redazione

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