Il dimezzamento delle ore di alternanza scuola-lavoro farà risparmiare allo Stato circa 50 milioni di euro l’anno: lo si evince dal Def presentato dal Governo al Parlamento. Tra i primi a sottolinearlo è stato l’on. Gabriele Toccafondi (Civica Popolare), sottosegretario all’Istruzione dei Governi Renzi e Gentiloni, sostenendo che quei soldi non verranno dati più alle scuole ma per coprire altro, magari il reddito di cittadinanza. La Tecnica della Scuola ha intervistato l’ex sottosegretario.
Toccafondi, lei si è lamentato perché il governo M5S-Lega sta smontando l’alternanza scuola-lavoro senza nemmeno attendere che entrasse a regime. Cos’è che le ha dato più fastidio?
Mi infastidisce che anche con questa decisione, così come sulla questione Invalsi o su chiamata diretta o rispetto al merito, non si parte dal presupposto che la scuola è fatta per i ragazzi e per questo deve puntare al meglio, non alla mediocrità. Mi infastidisce che alla fine la decisione presa è fatta per avere un risparmio. Ma anche che si tolgono risorse per aiutare i ragazzi a fare orientamento, esperienze, acquisire competenze per darle, per esempio, al reddito di cittadinanza. È devastante culturalmente.
Però l‘alternanza, così come imposta dalla Legge 107/15, ha creato non pochi problemi?
Sull’alternanza, come sempre ho riconosciuto, c’era molto da migliorare ma sfido chiunque a dire che se fatta bene l’alternanza non sia una esperienza educativa fondamentale. Chi vuole il meglio per i ragazzi migliora lo strumento, non lo riduce ad una manciata di ore e soprattutto non toglie le risorse alle scuole, casomai dovrebbe aumentare le risorse e l’aiuto agli istituti.
Lo sa che l’alternanza è stata attuata quasi sempre in orario curricolare, sottraendo lezioni in aula di italiano, matematica, inglese e tante altre discipline?
Un’alternanza fatta bene può benissimo essere curricolare, soprattutto per tecnici e professionali. Penso a materie di riferimento per istituti professionali e tecnici: l’alternanza può rappresentare il proseguimento pratico e reale di ore di lezione e laboratorio. Per tanti ragazzi, soprattutto per quelli che fanno più fatica, comprendere che quanto si studia sui libri e si verifica all’interrogazione ha un senso pratico, nella vita di tutti i giorni è educazione vera, altro che perdita di tempo.
Lasciare alle scuole autonomia decisionale su come e quando fare alternanza continuo a pensare sia lo strumento più adatto. Certo che se docenti di storia, matematica o inglese tanto per rimanere al suo esempio, vedono l’alternanza come un “alieno” rispetto al percorso scolastico, si comprende perché questo governo si affretti di fatto ad eliminarla non a migliorarla.
Comunque il problema era tangibile, visto che il ministro Marco Bussetti ha annunciato che d’ora in poi le ore di alternanza si svolgeranno al di fuori dell’orario delle lezioni.
È uno sbaglio non fidarsi della scuola, della singola scuola, dell’autonomia. Dovremmo aumentare l’autonomia scolastica e fidarci molto di più dei nostri docenti e dirigenti e anche di ciò che le scuole riescono a costruire nei territori. Ho visto grandi esperienze di alternanza, utili per i ragazzi là dove c’erano docenti e dirigenti motivati e un territorio che collaborava. Sentire le scoperte fatte dai ragazzi nelle settimane di alternanza, mi fa ribadire che l’alternanza se fatta bene è scuola a tutti gli effetti.
Sull’alternanza in questi tre anni ho incontrato tante esperienze positive e diversi esempi negativi. Luci e ombre, ma con quanto stanno decidendo al Miur vanno a spengere la luce ovunque, un atteggiamento che non vuole migliorare la situazione.
Nel Def c’è scritto che il nuovo monte orario di alternanza scuola-lavoro rappresenta la soglia minima: le scuole con rapporti avviati con le aziende, avranno la possibilità di incrementarle. Almeno questa novità la soddisfa?
Prima dell’obbligatorietà l’alternanza la facevano circa l’8% dei ragazzi e il 15% delle scuole. Per decenni ci siamo lamentati della situazione e lasciato che l’alternanza ovvero far fare esperienze educative, fosse lasciata al “buon cuore”. Rischiamo di tornare in poco tempo a queste percentuali e allo stesso concetto, lavandosene le mani. Tutti contenti? Io no.
Sono il primo a dire che c’erano tante cose da migliorare e molto lavoro da fare ma qua di fatto si elimina non si migliora, si soffoca sul nascere non si fa crescere una “esperienza” che, lo ripeto se fatta bene come deve essere fatta, può essere solo utile per i ragazzi. Unico obiettivo che deve avere la scuola e il Ministero.
A nostro avviso, il problema maggiore dell’alternanza si continua ad eludere: l’effettiva formazione professionale degli studenti, troppo spesso non affiancati dai tutor aziendali e messi a lavorare senza un progetto formativo. È d’accordo?
In parte. Sono d’accordo quando si parla di istruzione professionale ed in parte di quella tecnica. Io continuo a pensare che fare “esperienze” di alternanza non sia “imparare” un lavoro, ma fare orientamento, acquisire competenze, lavorare in gruppo, fare esperienza di “problem solving”, relazionarsi con persone adulte e tanto altro. Inoltre comprendere sul campo che quello che studi a scuola ha un senso e una utilità nella vita reale. Tutto questo rappresenta educazione.
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