Sul potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro, previsto dalla Legge 107/15, tutti si dicono d’accordo: al Sud, però, mancano le aziende per realizzare gli stage.
Pertanto, servirebbero tempi più lunghi per l’attuazione del progetto. Che, invece, già dall’anno scolastico in corso prevede, anche per gli “ignari” licei, un congruo numero di ore da svolgere a stretto contatto con gli esperti aziendali.
Sulla necessità di prorogare l’entrata in vigore del potenziamento del settore – 200 ore di attività aggiuntive nel triennio finale dei licei, il doppio per tecnici e professionali – si dicono d’accordo 3 presidi diretti interessati, quindi della scuola superiore, su 4: a consultarli è stato il Censis, che ha raccolto il 75,4% di consensi per un’eventuale slittamento del progetto.
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L’introduzione generalizzata dell’alternanza – spiegano – comporta una profonda rivisitazione dell’organizzazione scolastica e degli insegnamenti disciplinari. Il 71,1% dei dirigenti scolastici prevede che non sarà possibile garantire a ogni studente del triennio finale un percorso in alternanza, in quanto nel territorio non vi sono sufficienti aziende disponibili ad accogliere studenti.
È questa un’opinione diffusa soprattutto tra i dirigenti degli istituti del Sud (86,4%), dove il tessuto imprenditoriale è più rarefatto. Ciò nonostante, gli stessi dirigenti ritengono positivo l’aver stabilito un tetto minimo di ore dedicate ai percorsi di alternanza: il 71,8% si dichiara d’accordo sul fatto che tale durata sia una condizione essenziale per garantire l’efficacia e la serietà della proposta formativa in alternanza.
I dirigenti scolastici consultati dal Censis giudicano, invece, positivamente la durata triennale del Piano dell’offerta formativa (Ptof) che permette di effettuare una programmazione più adeguata e coerente con gli obiettivi formativi e di valutarne gli impatti (nel 62,7% dei casi).
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