Categorie: Politica scolastica

Alternanza scuola-lavoro, la “Buona Scuola” spinge verso il potenziamento

C’è un dato che al termine della consultazione popolare sulle linee guida di riforma della scuola mette tutti d’accordo: quello di migliorare il rapporto della scuola con le aziende. I pareri espressi da decine di migliaia di persone, addetti ai lavori ma non solo, sono indirizzati, infatti, sia a voler rafforzare il rapporto delle scuole con le imprese, sia ad aumentare le attività di laboratorio.

A pag. 58 e 59 delle slide pubblicate dal Miur sul resoconto della consultazione pubblica, l’amministrazione riassume le modalità indicate in prevalenza per “rafforzare o modificare il modello attuale dell’alternanza fondata sul lavoro”. L’obiettivo è quello di “dare forza e dignità all’istruzione tecnica e professionale”.

Molto credito hanno avuto gli “sgravi fiscali per le imprese che accolgono e/o assumono studenti”; via libera da tanti per “l’aumento ore di alternanza”, ovvero gli stage da svolgere nelle aziende negli ultimi anni della scuola secondaria superiore; si parla poi di miglioramento delle “pratiche laboratoriali per la rafforzare la motivazione” studentesca;  in linea generale si ritiene “fondamentale l’avvicinamento al mondo del lavoro”, lo “snellimento burocratico” e il “rafforzamento delle ore di pratica nei tecnici e professionali”.

Discreto successo ha avuto anche l’ipotesi di “potenziare stage ed esperienze lavorative nel periodo estivo”. Ma per realizzare tutto questo è anche indispensabile che si arrivi, da parte delle aziende accoglienti, ad un “cambio di mentalità nell’accogliere gli studenti da parte di imprese”. Un punto, quest’ultimo, che assieme agli sgravi fiscali, potrebbe diventare decisivo.

 

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Considerando che la Legge di Stabilità porterà anche una discreta fetta di finanziamenti (una parte di quel miliardo di euro indicato nell’art. 3 anche per assumere i 148mila precari in prevalenza dalle GaE), ma anche che tutte le parti in causa concordano su questa linea, c’è ora da capire quali saranno gli interventi da attuare. E far finalmente decollare un settore, quello degli stage formativi, che oggi vive di pochi fondi e interesse spesso poco vivo da parte delle aziende accoglienti.

 

 

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Alessandro Giuliani

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