E’ tempo di campagna elettorale, in vista delle prossime elezioni e i programmi politici che intendono intervenire sulla scuola non mancano. Specie dopo la Buona Scuola, la riforma che ha scontentato una vasta platea di personale scolastico.
Senza dubbio, fra i punti più criticati della Buona Scuola c’è l’alternanza scuola lavoro, lo strumento che vuole aiutare gli studenti ad affiancare la teoria alla pratica, in ottica occupazionale.
Come sappiamo, in questi primi due anni, i risultati hanno presentato luci ed ombre, che ha visto sia progetti validi ed innovativi, sia situazioni decisamente negative al limite dello sfruttamento
Lo sa bene il M5S, che ha proposto in commissione cultura una risoluzione politica, a prima firma del deputato Luigi Gallo:”abbiamo in mente di invertire il paradigma della formazione professionale, letteralmente vanificato dall’impostazione che questo Governo ha dato all’alternanza scuola lavoro, affermano i deputati pentastellati.
Il costante ripetersi di esperienze di precariato o lavoro non retribuito relega i giovani ad una frustrazione precoce invece che proiettarli in un’opportunità di crescita personale e lavorativa. A quest’impianto, quando saremo al governo, sostituiremo quello dell’”Apprendimento in Azione” per tracciare un percorso continuativo, lineare e trasparente di formazione”.
I deputati pensano che “la formazione non può essere divisa in tappe o in “alternanze”; serve, piuttosto, un percorso integrato disciplinare, di cittadinanza e di competenze spendibili professionalmente. Il World Economic Social Forum ci ha ricordato che il 65% dei bambini che oggi si iscrivono a scuola, al termine del proprio percorso di studi, svolgerà un lavoro che oggi non esiste. Ma al futuro dei nostri ragazzi dobbiamo pensare adesso”.
Ma in cosa consisterà il nuovo “Apprendimento in Azione”?”Percorsi di orientamento per il personale scolastico e più fondi per l’uso di spazi all’aperto o al chiuso in cui svolgere attività educative sul territorio, premiare l’innovazione didattica, coinvolgere i pedagogisti e incentivare le imprese ad investire in formazione”.
I deputati giustificano tale scelta in ragione del fatto che “i percorsi di formazione sono diventati un onere burocratico e organizzativo troppo eccessivo per le scuole mentre le aziende non hanno ancora spazi e personale adatto a garantire una formazione di qualità e in totale sicurezza. L’alternanza, quindi, si è trasformata in una vera e propria legittimazione di forme di manodopera a basso costo e di sfruttamento giovanile”.
Al momento, a parere di chi scrive, l’idea sembra un po’ troppo dispersiva e nebulosa, ma sicuramente, a breve, i deputati forniranno maggiori dettagli.
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