Ragazzi senza motivazioni e progetti inutili, così l’alternanza scuola-lavoro non funziona. Il giudizio è quello stilato dal Cspi, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, organo consultivo dell’amministrazione che fornisce pareri sulla scuola.
Nello scorso fine settimana, infatti, il CSPI ha depositato il proprio giudizio sulla misura dell’alternanza scuola-lavoro potenziata dalla Legge 107 (esteso l’obbligo agli studenti delle scuole superiori con pacchetto di ore prestabiliti in enti o aziende, 400 ore negli istituti tecnici e professionali e di 200 ore nei licei).
Tra le cause delle criticità segnalate dall’ente vengono annoverate:
l’obbligatorietà introdotta repentinamente;
la predisposizione di risorse non adeguate in termini economici e di personale;
l’assenza di una adeguata formazione del personale scolastico che avrebbe dovuto attuare le novità;
il mancato supporto organizzativo alle scuole che hanno dovuto farsi carico di programmare le attività con i soggetti ospitanti del territorio (Aziende, Imprese, Enti pubblici, ecc);
mancata riflessione sul tema del lavoro e del rapporto tra scuola e lavoro.
Per il CSPI va ripensato il monte ore obbligatorio, lasciando più autonomia alle singole scuole.
Pertanto l’Alternanza va intesa come una modalità formativa, come strumento didattico messo a disposizione di docenti e alunni per arricchire l’obiettivo primario della scuola, ossia la formazione di cittadini critici e consapevoli.
Il Consiglio propone di riconsiderare l’obbligatorietà del monte ore destinato alle attività di ASL, in favore di una progettazione autonoma delle scuole sia nei contenuti che nel monte ore complessivo.
Su questo si è già espresso il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti che vuole rivedere il progetto dell’alternanza per quanto riguarda soprattutto monte ore, tipologie di progetti, raccordo con le aziende.
Per Bussetti l’obbligo dell’alternanza ha generato spesso “confusione e disparità di gestione tra le scuole e le diverse realtà in cui i diversi progetti di alternanza si sono sviluppati. Con il risultato di subire il percorso di alternanza anziché coglierne le potenzialità orientative”.
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