Lo abbiamo scritto più volte e ancora arrivano altre testimonianze di studenti che hanno affrontato percorsi di alternanza lavoro che purtroppo avevano a che fare con lo sfruttamento.
Abbiamo anche scritto che i percorsi sono stati di gran lunga vincenti agli istituti tecnici e ai professionali, mentre invece in alcuni casi un vero e proprio disastro per quanto riguarda i licei.
Ma da Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso, arriva un’altra storia davvero incredibile, riportata dal sito La Tribuna di Treviso, che racconta di come il progetto previsto dall’istituto agrario Sartor di Castelfranco, per uno studente del quarto anno si sia trasformato in un vero sfruttamento: il progetto iniziale era quello di realizzare l’Alternanza scuola lavoro in una azienda agricola a produzione 4.0, ma la realtà dei fatti è stata ben altra ovvero la triste manovalanza in un stalla del vedelaghese: forca e badile in mano e montagne di letame da spalare.
“Dalle otto del mattino fino a mezzogiorno dovevo pulire con acqua e badile le stalle delle mucche”, spiega sconsolato il diciassettenne di Vedelago. Poi, dalle 16 alle 19, toccava spalare il letame di tutta la stalla”.
L’azienda del trevigiano e lo stesso istituto superiore avevano promesso agli studenti uno stage per conoscere i nuovi metodi di mungitura delle mucche: robot, sistemi di valutazione della portanza delle mammelle, schede tecniche e processori intelligenti capaci di fermarsi non appena le mammelle erano munte. Ma il resoconto dello studente in questione, che venerdì 13 ottobre è sceso in piazza con la rete degli studenti medi, è del tutto negativo: “Niente di tutto questo, solo un concreto tentativo di mettermi a supplire la più bassa manovalanza aziendale”.
Insomma, si tratta senza dubbio di una delle tante esperienze negative raccolte dai ragazzi, ma sull’alternanza scuola lavoro il Miur, a questo punto, non deve solo correggere il tiro, ma forse sarebbe il caso di rivedere il progetto alla base.
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