Sul dimezzamento dell’alternanza scuola-lavoro, nemmeno più indispensabile per accedere alla maturità, deciso dal nuovo Governo M5S-Lega con la Legge di Bilancio e dopo le anticipazioni di fine 2018, si stanno creando delle posizioni contrapposte.
Da una parte – tra i favorevoli alla riduzione del monte ore annuale e con essa dei fondi – ci sono gli studenti e le loro associazioni, che parlano di “sfruttamento” e di stage improvvisati anche solo per fare fotocopie.
In occasione dell’ultima Festa del Lavoro, l’Unione degli Studenti attivò uno sportello S.O.S. Alternanza – Primo Maggio per raccogliere segnalazioni di sfruttamento da Nord Sud del Paese, per astenerci dalle attività lavorative e per denunciare il furto del nostro tempo libero!”.
A dire sì ci sono, naturalmente, il ministro Marco Bussetti, che parla di servizio incentrato più sulla qualità, ma anche alcuni sindacati di categoria e la maggior parte degli insegnanti, i quali reputano provvidenziale il provvedimento, soprattutto alla luce dei tanti problemi creati dall’intensificazione introdotta con l’approvazione della Legge 107/15 voluta a tutti i costi dell’esecutivo Pd.
Dall’altra parte – tra i contrari al dimezzamento orario – troviamo i democratici e diversi parlamentari, come il senatore ed ex sottosegretario Gabriele Toccafondi, di Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica, che non perde occasione per difendere l’impianto introdotto con la Buona Scuola.
Nelle ultime settimane, però, a farsi sentire sono stati pure i sindacati, anche loro preoccupati per il passo indietro sul collegamento diretto tra aziende e istituti scolastici.
Prima con un comunicato congiunto dei Confederali, nel quale si definivano “inaccettabili i tagli che il Governo nella Legge finanziaria sta facendo ai percorsi di Alternanza Scuola Lavoro”. Ad uscire ancora più allo scoperto è stata la Uil. Prima si è espressa Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl, in occasione di un incontro sindacale a Venezia del 29 gennaio, rispondendo ad una domanda sulla crescente difficoltà degli imprenditori veneti nell’individuare figure professionali idonee alle mansioni ricercate.
“Credo sia stato un tragico errore dimezzare le ore di alternanza scuola lavoro – ha detto Furlan -: un tema rilevante qui, ma anche in tutto il paese. La distanza fra i percorsi scolastico-formativi e i bisogni dell’impresa è davvero notevole, sono due mondi che non hanno mai dialogato”.
La segretaria Cisl ha quindi ricordato come in altri paesi europei, ad esempio la Germania, “la disoccupazione giovanile è stata azzerata con l’alternanza scuola-lavoro e il livello della produttività delle imprese è anche per questo molto alto”.
Ancora più diretto è stato, sabato 2 febbraio, Marco Bentivogli, segretario generale della Fim-Cisl, intervenendo a Firenze al congresso di Volt Italia: il sindacalista si è scagliato contro gli studenti.
“La cosa più brutta che è stata fatta in questi anni dai giovani – ha detto Bentivogli – è stato lo sciopero contro l’alternanza scuola-lavoro: è stata una vergogna, ragazzi, voglio dirvelo con forza”.
“Vedere dei ragazzi che scrivono ‘noi non siamo operai’ – ha continuato – è il frutto di una cultura, di un’informazione, di un mondo accademico pigro che ha schifato il lavoro in tutti questi anni. il 52% delle esportazioni di questo paese sono metalmeccaniche: anche chi ha letto un milione di libri e ha quattro master deve sempre riconoscere che c’è un’altra parte del paese che ha studiato di meno, si è rimboccata le maniche, ma insieme vuole costruire un domani migliore”.
Una curiosità: non tutti i sindacati hanno salutato con sfavore il dimezzamento di ore complessive di alternanza scuola-lavoro.
Ad esempio, Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, ci disse qualche tempo fa che è stata “una decisione che ci trova d’accordo. Anche se secondo noi si sarebbe dovuto entrare nel merito degli obiettivi didattico-formativi, derivanti dalle esperienze con le aziende”, sottolineò Turi.
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