McDonald’s è una delle aziende inserite nel progetto dell’alternanza scuola-lavoro dal Ministero dell’Istruzione, nonostante le critiche dei mesi scorsi.
Infatti, il Miur e il colosso americano di fast food hanno siglato un accordo che prevede 10mila percorsi in 500 locali su tutto il territorio nazionale, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia. McDonald’s ha aperto pure una campagna “Benvenuti studenti”, in cui si parla del progetto tanto criticato dal mondo scolastico e non.
Il percorso, ha l’obiettivo di insegnare ai ragazzi le competenze di carattere relazionale e di comunicazione interpersonale fondamentali per approcciare al meglio il mondo del lavoro. I ragazzi nei fast food avranno a disposizione un tutor a cui si potranno rivolgere in ogni momento e svolgeranno attività di accoglienza e relazione con il pubblico.
Per alcuni (la maggior parte) si tratta dell’ennesima follia dell’amministrazione. Per altri è un’esperienza come un’altra, anche se, come afferma Antonio Affinita, direttore generale del Moige “avrei preferito mandare mio figlio in una splendida azienda agricola italiana ma allo stesso tempo non posso escludere McDonald’s a priori. L’alternanza scuola-lavoro è sempre e comunque un valore fermo restando che i ragazzi devono fare un’esperienza utile dove i loro diritti sono garantiti”.
Sindacati come Flc Cgil, ritengono inutile e fuorviante la possibilità per uno studente di un percorso nel noto fast food: “Qualcuno mi deve spiegare che coerenza ci sarebbe tra il piano formativo di un liceo, di un tecnico e McDonald’s? Non mi risulta che vi sia chissà quale sistema di relazione nei loro ristoranti a parte la vendita dei panini”, tuona Domenico Pantaleo, segretario generale del sindacato.
“E’ insensato mandare i ragazzi delle scuole superiori a lavorare in un fast food e poi educarli ad un’alimentazione sana e consapevole. Aspettarsi un minimo di coerenza dalla scuola tra ciò che predica e ciò che fa, è chiedere troppo?”. Affermano i parlamentari M5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato, che puntano l’attenzione anche sull’aspetto culturale di cibo non sano veicolato da McDonald’s.
In tutto questo, si aggiungono altre considerazioni: molti, compreso chi scrive, si chiede se questo percorso (il dubbio viene anche per altre aziende inserite nel progetto) sia soltanto un modo per garantire forza lavoro gratuita ad un’azienda che, forse tralasciando l’aspetto comunicativo – relazionale, non può garantire una formazione mirata ed efficace agli studenti, nonché futuri lavoratori. Che poi una formazione mirata ed efficace dovrebbe essere il vero obiettivo di un progetto di alternanza lavoro.
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