La Scuola italiana è partita per la guerra? Sembrerebbe di sì, giudicare dalla notizia diffusa da Antonio Mazzeo (blogger e giornalista da sempre impegnato nelle tematiche relative al militarismo ed alla pace) sul sito web comune-info.net: pare che gli studenti dell’Istituto d’Istruzione Superiore “Carlo Alberto Dalla Chiesa” di Caltagirone e Mineo presso Catania, abbiano avuto il singolare privilegio di pagare 300 euro per recarsi in pullman ad esperire la vita che alcuni difensori della Patria (i fanti di marina del Reggimento “San Marco”) conducono nelle basi militari della Puglia, «accompagnati da Ufficiali e Sottufficiali istruttori».
Lo stage sarebbe stato programmato per i quattro giorni tra giovedì 25 e domenica 28 ottobre. È d’altronde noto che il 7 giugno scorso è stato firmato un accordo tra la Marina Militare ed alcuni Istituti scolastici delle province di Siracusa e Catania.
Una singolare ed istruttiva interpretazione dell’Alternanza Scuola Lavoro, foriera di interessanti possibilità lavorative nel luminoso mondo futuro che evidentemente — anche con la Scuola — si intende costruire.
I militari hanno potuto rendere edotti gli studenti siciliani sulle ultime tecniche escursionistiche ed incursionistiche, che potrebbero rivelarsi utili a chi volesse decidere di offrire i propri servigi al patrio esercito (o di vendere le proprie competenze — perché no? — ad altri eserciti professionali come contractor).
«È il dio Mercato, bellezza! E tu non puoi farci niente!», potremmo dire parafrasando la celebre frase di Humphrey Bogart nel film “L’Ultima minaccia”.
L’etica (come la cultura, direbbe qualcuno) non si può mangiare.
L’articolo 11 della Costituzione nemmeno: il quale, in fondo, dice solo che “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; non che ripudia la guerra come professione o come opportunità di guadagno.
Dunque la coscienza è salva. La Scuola italiana sta solo adeguandosi alla moda vigente, secondo cui essa deve diventare luogo ove si acquisiscono “competenze” lavorative minimali ed immediatamente spendibili sul “mercato del lavoro”; non palestra di pensiero libero e di spirito critico ove diventare cittadini coscienti e capaci di mettere la propria ragione al servizio del bene comune. Quindi armiamoci e facciamoli partire, questi ragazzi e ragazze di belle speranze.
Un programma, quello dello stage nelle basi militari pugliesi, sicuramente intenso ed istruttivo. 25 ottobre: visita alla Caserma “Carlotto” di Brindisi, sede del celebre Reggimento “San Marco”, attivo sin dal 1919; nel pomeriggio, omaggio al “monumento al Marinaio d’Italia”: imponente struttura alta una sessantina di metri, forma di timone, interamente realizzata in maschio cemento armato e tufo salentino, e costruita nel 1933 (15° anniversario della vittoria del 1918) su ordine dell’allora Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia — tal Benito Mussolini — per onorare i 6.000 marinai morti nella Grande Guerra.
Venerdì 26: “percorso formativo” a Grottaglie nella base aerea della Marina militare, guidato dal personale di Stazione aeromobili della Marina (anche detta MARISTAER): «Per conoscere», ironizza Mazzeo nel suo articolo, «le intrepide operazioni di bombardamento dei caccia AV-8B II Harrier in Serbia, Kosovo e Montenegro nel 1999 e in Afghanistan (2001-02) o, forse, le giravolte sperimentali dei nuovi prototipi di droni d’attacco made in Italy».
Piatto forte dello stage sabato 27: visita a bordo di navi e sommergibili “se presenti in porto” nella base navale di Taranto. Domenica 28 ottobre, botta di cultura: visita guidata a Taranto nel Castello Aragonese (proprietà della Marina Militare), al Ponte Girevole — citato persino da Gabriele D’Annunzio nel IV libro delle “Laudi del Cielo del Mare della Terra e degli Eroi” — ed al Canale Navigabile. Quindi rientro in Sicilia.
In realtà, circa il rispetto del programma nessuna certezza: malgrado gli € 300,00 pro capite, difatti, il programma stesso avverte che, in caso di necessità istituzionali, «l’attività potrebbe subire variazioni nelle modalità esecutive, ovvero revocate [sic], anche con breve preavviso». Come a dire “pecunia certa, visite incerte”. «Ma se sei fortunato», chiosa Mazzeo, «magari potrai toccare con mano l’ultimo “gioiello” prodotto nelle industrie di morte di Cameri-Novara, il cacciabombardiere F-35B “a decollo corto e ad atterraggio verticale”, consegnato alla Marina gennaio e attualmente in fase di collaudo sulla portaerei Cavour e a Grottaglie». Uno di quelli per cui l’Italia, che secondo alcuni non deve spendere una lira bucata per risollevare i propri cittadini dalla miseria (pena il fallimento e la retrocessione dall’Europa all’Africa) sta spendendo decine di miliardi di euro.
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