Categorie: Politica scolastica

Alternanza scuola lavoro: nostra intervista a Silvia Chimienti (M5S)

Alternanza scuola lavoro.
E’ il punctum dolens su cui tanto oggi si dibatte alla ricerca di soluzioni nuove. E adesso il M5S presenta una risoluzione in Commissione Cultura con un obiettivo dichiarato: stop allo sfruttamento e alla manodopera a basso costo, più fondi per formazione di alta qualità fuori dall’aula.

On. Chimienti, se vincerete le elezioni, come pensate di invertire la rotta riguardo alla vexata quaestio dell’Alternanza scuola lavoro?


Molto semplice: invertendo il paradigma della formazione professionale, letteralmente vanificato dall’impostazione che questo Governo ha dato all’alternanza scuola lavoro.
Il costante ripetersi di esperienze di precariato o lavoro non retribuito ha relegato i giovani ad una frustrazione precoce invece che proiettarli in un’opportunità di crescita personale e lavorativa. A quest’impianto, quando saremo al governo, sostituiremo quello dell’Apprendimento in Azione per tracciare un percorso continuativo, lineare e trasparente di formazione. La formazione non può essere divisa in tappe o in “alternanze”; serve, piuttosto, un percorso integrato disciplinare, di cittadinanza e di competenze spendibili professionalmente.
Il World Economic Social Forum ci ha ricordato che il 65% dei bambini che oggi si iscrivono a scuola, al termine del proprio percorso di studi, svolgerà un lavoro che oggi non esiste.
Ma al futuro dei nostri ragazzi dobbiamo pensare adesso.

Come si stanno muovendo i deputati Cinque Stelle?

I deputati M5S della commissione Cultura hanno presentato una risoluzione, primo firmatario Luigi Gallo, per impegnare il Governo a ridefinire l’alternanza scuola lavoro “Apprendimento in Azione”. Il nuovo Apprendimento in Azione è uno dei punti programmatici sull’Istruzione che il MoVimento 5 Stelle realizzerà una volta al Governo.
Abbiamo denunciato in più di un’occasione quanto fosse sbagliato aumentare le ore obbligatorie di alternanza senza aumentare le risorse disponibili. I percorsi di formazione sono diventati un onere burocratico e organizzativo troppo eccessivo per le scuole mentre le aziende non hanno ancora spazi e personale adatto a garantire una formazione di qualità e in totale sicurezza. L’alternanza, quindi, si è trasformata in una vera e propria legittimazione di forme di manodopera a basso costo e di sfruttamento giovanile.
A questa visione distorta e parziale dei percorsi di formazione professionale contrapponiamo quella dell’Apprendimento in Azione, con la previsione di percorsi di orientamento per il personale scolastico e di più fondi per l’uso di spazi all’aperto o al chiuso in cui svolgere attività educative sul territorio, premiare l’innovazione didattica, coinvolgere i pedagogisti e incentivare le imprese ad investire in formazione.

Non resta che sperare. Se son rose, fioriranno…

 

Silvana La Porta

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